Porto Tolle, ok alla riconversione a carbone “pulito”. Forse anche all’ampliamento
Proprio nel giorno in cui, grazie al decreto incentivi, arriva l'ok finale alla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, la Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato approva un emendamento che potrebbe permetterne l'ampliamento.
Ma facciamo un passo indietro. Proprio ieri, infatti, la commissione per la Valutazione di impatto ambientale (Via) ha dato parere favorevole sul progetto di riconversione della centrale, che passerà dall'alimentazione a olio combustibile a quella a "carbone pulito".
Tutto ciò è stato possibile grazie al decreto incentivi, e per l'esattezza attraverso l'introduzione dell'articolo 5-bis che permette di operare in deroga alle legge nazionali e regionali che prevedono limiti di localizzazione territoriale.
Che significa? Semplice, che ove vi siano degli ostacoli "per la riconversione degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati ad olio combustibile (...), al fine di consentirne l'alimentazione a carbone o altro combustibile solido", la legge consente di scavalcarli.
E' il caso della centrale di Porto Tolle che, essendo situata in pieno Parco del Delta del Po, doveva rendere conto dell'articolo 30 del regolamento istitutivo del Parco regionale del delta del Po (Legge regionale 8 settembre 1997, n.36), che nell'intero territorio del Parco stabilisce che "gli impianti di produzione di energia elettrica dovranno essere alimentati a gas metano o da altre fonti alternative di pari o minore impatto ambientale".
E infine arriviamo al punto da cui eravamo partiti. Ad aggravare la situazione, infatti, è arrivata ieri l'approvazione di un emendamento al disegno di legge n. 1195 "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia", che permette di operare in deroga anche per le centrali a carbone situate in impianti industriali dismessi o qualora sia stato richiesto un aumento della capacità produttiva.
E' evidente che un emendamento del genere spalanca le porte, non solo al carbone "pulito" come nel caso di Porto Tolle, ma addirittura consente di realizzare degli aumenti di capacità produttiva delle centrali stesse.