La mozione del Pdl che nega l'esistenza dei cambiamenti climatici. Il parere di Stefano Caserini
A quella parte della maggioranza di governo che nega i cambiamenti climatici alcuni "consigli per la lettura".
Il legame tra aumento della temperatura e concentrazione di CO2 non è ''affatto chiarito'', il livello dell'acqua negli oceani ''non sta aumentando a ritmo preoccupante, i ghiacciai basati su terraferma nelle calotte polari non si stanno sciogliendo'' senza contare che ''una parte consistente e sempre più crescente di scienziati studiosi del clima non crede che la causa del peraltro modesto riscaldamento dell'atmosfera terrestre sia da attribuire prioritariamente e esclusivamente'' alla CO2 di ''emissione antropica''. Credo che si possa scrivere un trattato su queste poche affermazioni tratte dalla mozione presentata nei giorni scorsi da 37 senatori del Pdl, ma come possiamo rispondere in breve a questi signori?
Si potrebbe scrive un trattato ma non ne vale la pena, perché sono tutte cose già scritte. Non solo quegli argomenti sono stati smentiti in centinaia di articoli scientifici. Ma anche solo nel mio libro "A qualcuno piace caldo", sono già stati confutati. In breve conviene ricordare che la preoccupazione per il riscaldamento globale e l'impegno a limitare le emissioni di gas climalteranti non è solo della Commissione Europea, come vorrebbe far credere la mozione, bensì è stato ribadito da tutti le Istituzioni dell'Unione Europea, il Parlamento e il Consiglio d'Europa. Per non dire dell'attuale governo statunitense, o dei pronunciamenti delle principali Accademia delle Scienze di tutto il mondo.
Non c'è molto da discutere con chi nella mozione cita il riscaldamento di Plutone o dice che i ghiacci artici non si stanno ritirando (si veda a questo proposito l'analisi fatta su Climalteranti).
In questa mozione si parla addirittura di rivedere il Protocollo di Kyoto e l'obiettivo 20-20-20. Del protocollo di Kyoto se ne parlava nella prima stesura della mozione, dove chiedevano al governo di impegnarsi "a mantenere la linea espressa a Bruxelles di revisione del Protocollo di Kyoto"; poi si sono accorti che non aveva senso, e hanno cambiato in "a mantenere la linea espressa a Bruxelles di revisione dell'Accordo cosiddetto 20-20-20". Si spera che finalmente abbiano capito che il Protocollo di Kyoto è in scadenza e non c'è più niente da rivedere. Ma non è detto, può darsi che in una prossima mozione chiederanno di rivedere il Trattato di Yalta o la Convenzione di Vienna.
Quali possono essere i danni che una decisione del genere potrebbe comportare per l'Italia? Quale iter seguiranno queste mozioni presentate in Senato? Cosa potrebbe succedere se disgraziatamente fossero approvate?
La mozione è stata approvata ma non avrà nessuno risultato. Anche perché anche dal punto di vista politico è inconsistente. Dalla prima versione presentata alla terza approvata è passata da chiedere un impegno per il governo a "raccomandare" il governo. In altre parole è stata sconfitta già prima di essere approvata.
Anche dal punto di vista politico contiene degli errori imbarazzanti. Ad esempio scrive "da anni la Commissione europea, nei suoi documenti (ad esempio nella risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2009)"; ma una risoluzione del Parlamento Europeo non è un "documento della Commissione Europea". Sembra quasi che i Senatori non conoscano la differenza fra i due organi dell'Unione Europea.
Oltre i 2 gradi di aumento delle temperature, avvertono i ricercatori britannici, un quinto delle specie animali saranno a rischio estinzione, 1-2 miliardi di persone potrebbero soffrire per un incremento della scarsità d'acqua, le piante e il suolo ridurrebbero drasticamente la quantità di carbonio assorbito, mentre al di sopra dei quattro gradi rischiamo di superare il cosiddetto "tipping point", il punto di non ritorno, oltre il quale il metano rilasciato dal permafrost e lo scioglimento dei ghiacci accelererebbero ulteriormente questi drammatici problemi.
Cosa fare? Sempre secondo il Met Office le possibilità di intervento sono tre: "early and rapid", "early and slow" e "late and slow". Molto brevemente l'intervento consigliato dagli scienziati britannici è "early and rapid" ovvero intervenire subito (a partire dal 2010) e velocemente nella riduzione di gas serra.