Efficienza energetica, una via per uscire dalla crisi
Secondo un rapporto pubblicato dall'American Council for an Energy Efficient Economy, introducendo nuovi standard di efficienza energetica gli Stati Uniti potrebbero risparmiare oltre 168 miliardi di dollari sulla bolletta energetica.
Questa cifra è più alta del 16% rispetto alle precedenti previsioni dell'ACEEE, e si basa su dati recentemente aggiornati. Il rapporto, infatti, intitolato "Laying the Foundation for Implementing a Federal Energy Efficiency Resource Standard", analizza i dati del 2008 relativi a economia ed energia, e fa una stima dei benefici che apporterebbe l'introduzione di nuovi standard federali sull'efficienza energetica che richiedessero una riduzione della domanda di elettricità e di gas naturale, rispettivamente del 15% e del 10% entro il 2020.Tre sarebbero i vantaggi più evidenti: riduzione della bolletta per i consumatori, creazione di nuovi posti di lavoro e riduzione delle emissioni di gas serra. Nello specifico: 222 mila nuovi posti di lavoro, 262 milioni di tonnellate di gas serra evitate e 390 impianti energetici che non necessiterebbero di essere costruiti.
Ad oggi, 19 stati americani hanno adottato propri standard di efficienza energetica più elevati di quelli nazionali, ma è difficile valutare le reali potenzialità offerte dall'efficienza energetica se non saranno adottati standard federali più restrittivi rispetto agli attuali.
Il report dell'ACEEE segue di poco la formazione della "Campaign for an Energy-Efficient America", una coalizione composta da imprenditori, manager e associazioni ambientaliste che richiedono l'introduzione dei suddetti standard al Governo federale.
E se proprio questa sembra la strada che il presidente Obama intende percorrere, rilanciando l'economia attraverso politiche volte a raggiungere l'indipendenza energetica degli Usa, non sembra della stessa intenzione il Governo Italiano.
L'Italia sta pagando più di altri gli effetti della crisi e, sulla base delle previsioni dell'Ocse, sarà costretta ad affrontare una recessione ancora più dura negli anni 2009-2010 (si parla di una riduzione del Pil per il 2009 intorno al 4,2%).