Servizio sanitario di polizia per i clandestini, registro dei clochard, caso Eluana.
Forse mai, nella storia della nostra Repubblica, si ricorda una settimana così densa di provvedimenti studiati specificamente per ledere la dignità e il rispetto di esseri umani appartenenti a gruppi sociali di minoranza. In questo caso: gli immigrati irregolari, le persone senza fissa dimora e la popolazione laica, cioè gli individui che non riconoscono alle religioni il diritto di decidere per tutti in quale modo si debba vivere o morire.
Sembra azzardato considerare insieme situazioni così eterogenee, e in un certo senso lo è: infatti è quantomeno sconcertante che proprio negli stessi giorni si decida di negare la salute ad una intera categoria di cittadini (stranieri) e contemporaneamente si mobiliti la nazione per affermare la necessità etica della categoria dei morti viventi. Tutto appare illogico e senza un nesso ragionevole, a meno che non lo si analizzi da un punto di vista particolare: quello appunto della difesa strenua non solo di eventuali equilibri politici, ma della presunta morale comune, del pensiero uniforme, dunque della razza, in senso ampio.
Le parti politiche che – ricorrendo a strumenti legislativi diversi – ci hanno messo di fronte a questa raffica di novità, minimizzano il problema. Nulla è cambiato per gli immigrati irregolari. Infatti, secondo la nuova normativa, i clandestini possono tranquillamente continuare ad andare al pronto soccorso, ma i medici tranquillamente possono (dovrebbero? devono?) segnalarli alla polizia. E per coloro che non hanno una residenza o un domicilio, in fondo nulla cambia. Infatti non ci si è preoccupati di loro in quanto eventuale problema sociale, ma come mero problema di sicurezza. Dunque verranno schedati presso il Ministero degli interni. E infine, chi non tollera l’idea di essere mantenuto in vita al di là della propria volontà e coscienza, se fino a ieri poteva sperare che volontà scritte e testimoni lo avrebbero messo al riparo dal rischio, oggi sa che un governo può decretare in senso contrario. E per la sua adesione alla causa di Eluana Englaro, viene accusato (collettivamente) di omicidio.
Si tratta di una raffica di Leggi Speciali che non è sufficiente considerare incivili. Sono atti che pregiudicano qualunque prospettiva di sviluppo nel senso moderno del termine. Leggi che inquinano. Che ledono l’ecologia sociale del nostro paese e gli sbarrano la strada verso una sostenibilità reale. Perché sostenibilità significa — tra molte altre cose – anche e soprattutto riconoscimento della diversità, ascolto dei bisogni, aumento della cooperazione e ricerca intelligente delle soluzioni. Su quest’ultimo punto non ci sono scorciatoie possibili: quando un sistema si inceppa e regredisce colpendo alla cieca il diritto alla dignità di un gruppo “particolare”, l’intelligenza è smarrita e la soluzione dei problemi collettivi si allontana.
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