Milano, 20 maggio 2009 - 00:00

Ddl sviluppo, le novità sui Certificati Verdi

Il ddl passato in Senato il 13 maggio 2009 fissa i nuovi coefficienti CV per l’eolico offshore e per i “rifiuti biodegradabili, biomasse diverse da quelle di cui al punto successivo” (cioè le biomasse da filiera corta), la cui posizione resta incerta.

Ma soprattutto introduce una rivoluzione molto controversa nella designazione dei soggetti obbligati.

Tutti soddisfatti per l’aumento del coefficiente riservato all’eolico offshore (da 1,10 a 1,50). Meno tranquilla la vicenda biomasse. C’è un cospicuo aumento (da 1,10 a 1,30) del coefficiente per le biomasse generiche (tra cui, ricordiamo quelle provenienti dai rifiuti), mentre la fonte “Biomasse e biogas prodotti da attività agricola, allevamento e forestale da filiera corta” ancora una volta non viene risolta, in quanto manca (da anni) l’ applicativo dei ministri competenti in merito alla tracciablità della filiera.

Va notato che, mentre il ddl  azzera il concetto stesso di filiera corta rispetto all’incentivo della Tariffa onnicomprensiva, la dicitura sopravvive nell’impostazione della tabella dei Certificati Verdi. Il relativo coefficiente 1,8, indicato dalla legge 29 novembre 2007, n. 222 (modificante la Finanziaria 2007) è stato sospeso dal Decreto rinnovabili (Dm 18 dicembre 2008) che recita: “nelle more dell’emanazione del decreto (...) si applica anche all’energia elettrica incentivata prodotta da biomassa da filiera, il coefficiente di cui alla riga 6...”, cioè quello delle biomasse generiche, salvo eventuale conguaglio a decreto approvato.

Dunque, se il ddl Sviluppo verrà approvato senza modifiche dalla Camera, la filiera corta continuerà a riferirsi alle biomasse generiche, con il nuovo coefficiente, in attesa che un applicativo chiarisca la situazione.

Molto breve ed ermetico l’articolo del ddl che mira a modificare profondamente l'impostazione dei soggetti obbligati nell’ambito del meccanismo dei Certificati Verdi. L'obbligo verrebbe trasferito dai produttori ai "soggetti che concludono con la società Terna Spa uno o più contratti di dispacciamento di energia elettrica in prelievo".

Per quel poco che è dato capire, ciò spalmerebbe direttamente sui consumatori, in bolletta, l’onere dei Certificati Verdi, “saltando” i produttori. I quali, seppure indirettamente, comunque si rifanno sul prezzo finale al consumo. Ogni ulteriore specificazione è demandata a un successivo decreto, compresa la rimodulazione della "quota minima". Si apre un nuovo tormentone di incertezza normativa che rischia di affossare definitivamente il significato stesso dei Certificati Verdi intesi come strumento di mercato.

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