Quali prospettive per il nucleare italiano? Poche certezze e molte incognite
Era un pubblico numeroso e attento, composto soprattutto di studenti, quello che ieri pomeriggio ha affollato l’aula A del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, in occasione del convegno “L’opzione nucleare in Italia: quali prospettive?”.
Ma andiamo con ordine. Ad aprire l'incontro c'era Ernesto Pedrocchi, professore ordinatorio di Energetica al Politecnico di Milano, con un intervento intitolato "Le peculiarità dell'energia elettronucleare". L'energia dall'atomo viene affrontata da diversi punti di vista, con particolare attenzione agli aspetti economici. Il Prof. Pedrocchi stima un possibile costo complessivo dell'energia nucleare, compreso di decommissioning dell'impianto, variabile tra i 40 e i 70 €/MWh. Ammette però che è "impossibile fare delle analisi sugli investimenti con il bilancino, date le variabili in gioco e la natura della realizzazione". Insomma, nessuno può dire quanto il nucleare ci potrà costare. E soprattutto quale impresa privata potrà assumersi gli oneri e i rischi, visto che il nucleare "si può sviluppare solo dove vige un controllo centralizzato delle politiche energetiche".
In altre parole, il nucleare può sopravvivere solo in un contesto in cui il ruolo decisionale delle regioni e delle realtà locali viene marginalizzato e in cui la generazione distribuita viene considerata come pura utopia. Il prof. Pedrocchi è convinto che "il nucleare sarà la fonte energetica del futuro" e che "il mondo non può rinunciarvi", dal momento che "l'alternativa rinnovabili non ha le potenzialità".
E per quanto riguarda la sicurezza? La proliferazione nucleare e gli attentati terroristici vengono considerati "un rischio che bisogna correre", mentre per quanto riguarda il problema irrisolto delle scorie viene detto chiaramente che "il nucleare senza scorie non è una cosa attuabile". Applausi convinti salutano la fine dell'intervento, anche se l'impressione è quella di una sorta di schizofrenia tra la ferrea convinzione dell'irrinunciabilità dell'atomo e la consapevolezza di tutti i rischi (economi, ambientali e sociali) che possono derivarne.
Prende in seguito la parola il senatore Possa, che illustra in maniera approfondita alla platea le azioni legislative che, a suo parere, costituiscono i primi "grandi passi verso il rientro". Si tratta del Ddl sviluppo passato in senato il 13 maggio e ora alla Camera, che "verrà approvato definitivamente entro i primi di luglio". Il senatore descrive uno per uno gli articoli relativi al nucleare, sottolineando più volte come il Governo stia semplicemente preparando il terreno per il rientro del nucleare, ma che sarà poi compito degli imprenditori privati costruire ed esercire gli impianti. Si dice anche preoccupato del crollo del consumo di energia elettrica registrato in Italia negli ultimi mesi (si tratta del calo più consistente degli ultimi 34 anni), ammettendo candidamente come il nucleare non sia la fonte energetica ideale in uno scenario di riduzione dei consumi elettrici.
I successivi relatori affrontano il tema del convegno da una prospettiva più prettamente scientifica. La dott.ssa Flavia Groppi espone un'interessante iniziativa dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, rivolta agli studenti delle scuole superiori e dell'obbligo, dal titolo "Laboratorio Radon: i giovani incontrano la radioattività". Attraverso la dotazione di kit scientifici, gli studenti imparano a misurare la presenza diffusa nell'ambiente del radon, il principale gas naturale radioattivo. Secondo le parole della dott.ssa Groppi, "lo scopo dell'iniziativa è quello di far capire ai ragazzi che essi stessi sono delle piccole sorgenti di energia nucleare". Solo in questo modo sarebbe possibile convivere con la radioattività, che "viene temuta molto solo perché non è nota".
Chiudono infine il convegno gli interventi del prof. Ricco, del dipartimento di Fisica dell'Università di Genova, e del dott. Alberti, responsabile Ricerca e Sviluppo di Ansaldo Nucleare. Il prof. Ricco mostra i progetti sviluppati e in fase di avvio, relativi soprattutto alla sicurezza degli impianti nucleari e al monitoraggio dei livelli di radioattività. Al di là di tutti i progressi nel campo della ricerca, anche il prof. Ricco ammette che "quello delle scorie è indubbiamente un problema aperto". E infine la parola va al dott. Alberti, il quale ipotizza che le nostre future centrali nucleari potrebbero avere circa il 70-75% dei componenti di fabbricazione italiana.
Il termine del convegno è dedicato agli interventi e alle domande del pubblico. Noi di Nextville ne approfittiamo per rivolgere al senatore Possa una domanda relativa al comma 3 dell'articolo 26 del Ddl Sviluppo, che prevede un gettito di 100 milioni di euro che annualmente verranno prelevati da tutte le bollette elettriche, mediante la componente tariffaria A2. Questa somma di denaro, corrispondente a circa 274 mila euro a giorno, con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2009, sta già oggi finanziando il nostro rientro nel club nucleare. Chiediamo al senatore il motivo per cui sia stato introdotto questo meccanismo di finanziamento, in maniera così poco trasparente da ricordare il famoso CIP6.
"Il finanziamento per il nucleare" ammette il senatore "è un problema assai complesso. Tanto che anche per il funzionamento dell'Agenzia per la sicurezza nucleare è previsto un finanziamento di 500 mila euro per l'anno 2009 e di 1,5 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011". Il senatore sottolinea anche che "i prelievi tramite la componente A2 e A3 e tutti gli altri prelievi forzosi sulla bolletta non figurano sulla pressione fiscale, ma sono di fatto un meccanismo parafiscale". Si tratta, a suo parere, di "una meravigliosa invenzione per un politico".
Pagine correlate
-
-
Il testo del DDL Sviluppo approvato dal senato
da reteambiente
-
Il programma di incentivazione CIP6
in nextville (Incentivi e agevolazioni)
-
in nextville (Temi utili)
-
dall'archivio news di nextville