Milano, 3 giugno 2009 - 00:00

Nucleare di terza generazione, né più sicuro né più facile da costruire. L’esempio finlandese

Si chiama Epr, il reattore nucleare di terza generazione che la francese Areva sta costruendo a Olkiluoto, in Finlandia. Doveva essere più sicuro e più facile da costruire, ma pare che le cose non stiano affatto così.

A quattro anni dall'avvio dei lavori, il reattore – che inizialmente doveva costare 4 miliardi di euro – ha visto un'impennata dei costi del 50% e mentre la data di consegna doveva essere quest'estate, allo stato attuale delle cose né l'Areva né Teollisuuden Voima, l'azienda finlandese che ha commissionato il lavoro, sono in grado di affermare con certezza quando il reattore sarà pronto.

Areva aveva promesso che l'elettricità generata dal reattore sarebbe stata più economica rispetto a quella degli impianti a gas naturale. La nuova centrale doveva avere una potenza installata di 1600 MW, per coprire circa il 10% del fabbisogno energetico della Finlandia. L'obiettivo era quello di ridurre le emissioni di gas serra e rispettare i target stabiliti dal Protocollo di Kyoto entro il 2012.

Secondo la finlandese Radiation and Nuclear Safety Authority, il basamento sul quale deve essere costruito il reattore è troppo poroso e incline alla corrosione. L'Authority ha inoltre accusato Areva di aver permesso che aziende in subappalto assolutamente inesperte eseguissero le perforazioni per il container d'acciaio del reattore in luoghi sbagliati.

Tali problemi di sicurezza hanno rallentato enormemente i lavori, portando le due parti ad affidarsi a un arbitrato, nell'ambito del quale entrambe sono arrivate a chiedere all'altra parte 1 miliardo di euro di compensazione.

Nel cantiere di Olkiluoto lavorano attualmente circa 10 mila persone, ma a causa dei subappalti il luogo di lavoro si è trasformato in una vera e propria Babele, con operai che parlano ben otto lingue diverse. Circa il 30% della forza lavoro è di origine polacca e questo, naturalmente, ha creato grossi problemi di comunicazione, rallentando ulteriormente i lavori.

Ora è evidente che di fronte ai problemi in cui è incorsa la civile ed efficiente Finlandia, viene da chiedersi cosa potrebbe accadere in Italia – sempre che il Governo decida di perseguire  il suo piano – dove anche per costruire impianti di  modeste dimensioni e d'impatto ambientale assai meno problematico, si mobilitano infiniti comitati Nimby, mentre problemi burocratici di tutt'altra risma rispetto a quelli finlandesi sono in grado di tenere bloccati cantieri per anni.

La domanda che ci si pone è la seguente: premesso che l'esempio di Olkiluoto non fuga in alcun modo gli arcinoti problemi di sicurezza, oltre che di smaltimento delle scorie e di dipendenza dalla materia prima uranio, quanto ci vorrà in Italia per costruire una centrale nucleare di terza generazione?

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