Cambiamenti climatici e negoziati politici internazionali. La posizione degli Usa
Quest’anno la Giornata mondiale dell’Ambiente, che avrà luogo il 5 giugno, cade in un periodo denso di eventi e iniziative internazionali dedicate ai cambiamenti climatici, all’energia e all’ambiente.
Da questo punto di vista, il caso degli Stati Uniti risulta emblematico. Dopo la fallimentare esperienza dell'amministrazione Bush, gli Stati Uniti con Obama stanno decisamente invertendo la rotta. E' solo di qualche giorno fa, infatti, la notizia dell'approvazione, da parte della Commissione energia della Camera, della proposta di legge Waxman-Markey. Si tratta di un piano dettagliato, di quasi mille pagine, che contiene il nuovo impianto legislativo, pensato per raggiungere gli ambiziosi target in termini di rinnovabili e di efficienza energetica, che lo stesso Obama ha messo tra le priorità della sua azione politica. La proposta di legge ha come obiettivo a lungo termine, una riduzione dell'83% entro il 2050 delle emissioni di anidride carbonica, rispetto ai livelli del 2005. Ma lo scontro politico si gioca tutto sugli obiettivi a breve-medio termine: è prevista, infatti, per il 2020, anno cruciale anche per valutare la bontà delle strategie politiche europee, una riduzione del 17%, sempre rispetto ai livelli del 2005.
E nel passaggio alla Camera prima, e al Senato poi, sono in molti a scommettere che la proposta di legge subirà una dura opposizione, sia da parte repubblicana ma anche da parte democratica. Il piano dell'amministrazione Obama, infatti, tocca gli interessi di numerose lobbies e gruppi di potere. Ad esempio, la proposta di aumentare i costi (e diminuire la durata) delle concessioni petrolifere sta mettendo in agitazione potenti settori dell'economia statunitense, ben rappresentati nelle alte sfere della politica americana. Ma si pensi anche al probabile ridimensionamento degl'incentivi attualmente previsti per il bioetanolo da mais, che potrebbe portare all'ostruzionismo anche di molti rappresentanti democratici eletti negli Stati agricoli delle pianure americane.
La situazione appare quindi al momento molto complessa, ma l'amministrazione Obama sembra intenzionata a fare tutto il possibile per arrivare a Copenhagen in dicembre con il testo approvato, anche soltanto dalla Camera. In questo modo gli USA potranno sedere al tavolo dei negoziati, dimostrando al mondo il proprio rinnovato impegno ambientale dopo anni di deregulation e rivendicando anche la leadership economica e morale del "green new deal".
Ma con quali strumenti gli Stati Uniti intendono dare alla propria economia una svolta verde di tali proporzioni? In primo luogo, occorre ricordare lo "Stimolous Act" approvato nel febbraio 2009, che ha assegnato ben 16,8 miliardi di dollari per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per interventi di efficienza energetica. Ritornando alla proposta di legge recentemente approvata, è da sottolineare come la riduzione del 17% di CO2 al 2020 sarà ottenuta attraverso uno schema "cap and trade", di scambio e commercializzazione delle emissioni, in maniera simile a quanto già avviene con l'emission trading system (ETS) adottato dall'Unione europea. Il testo approvato dalla Commissione prevede che nella fase iniziale ben l'85% dei permessi di emissione, a carico d'industrie, centrali elettriche e raffinerie, verranno consegnati a titolo gratuito, mentre il restante 15% verrà messo all'asta.
Nonostante Obama si sia dichiarato soddisfatto dei compromessi raggiunti, non mancano come di consueto le voci contro. Vi è da una parte chi teme che gli interventi di riduzione delle emissioni possano avere ricadute negative sui prezzi dell'energia e conseguenze nefaste per le aziende statunitensi, soprattutto nell'attuale fase di grave crisi economica. Ma non manca nemmeno chi considera il -17% al 2020 come un traguardo addirittura modesto rispetto alle reali potenzialità del "green new deal". Ricordiamo, ad esempio, il piano B 3.0 predisposto da Lester Brown dell'Earth Policy Institute, che contiene in maniera molto dettagliata tutti i passi necessari per arrivare, con le attuali tecnologie, a una riduzione globale delle emissioni di gas serra dell'80% entro il 2020.
Pagine correlate
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Il sito web
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Conferenza internazionale COP15 di Copenhagen
Il sito web ufficiale dell'evento
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USA, due scuole di pensiero a confronto per il piano di riduzione delle emissioni
dall'archivio news di nextville
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Piano B 3.0, di Lester R. Brown, Ed. Ambiente, 2009
Il libro pubblicato da Edizioni Ambiente