Milano, 17 giugno 2009 - 00:00

Mezzi pubblici a biodiesel? In Toscana si può fare

Una filiera virtuosa per il biodiesel, in grado di contribuire alla riduzione di gas inquinanti e climalteranti, e di fornire buoni livelli di redditività al comparto agricolo.

Dopo due anni di attività, sono stati presentati i primi risultati del progetto del progetto S.I.En.A., acronimo per Sviluppo Integrato delle Energie rinnovabili provenienti dal settore Agricolo. Si tratta di un progetto pilota avviato nel 2007 e del costo complessivo di 367mila euro, cofinanziato per il 67% dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, per il 9% dalla Regione Toscana e per il restante 24% da numerosi altri partner sia pubblici che privati.

Il principale obiettivo del progetto era quella di analizzare la fattibilità tecnica e la sostenibilità ambientale ed economica di una filiera per la produzione di biodiesel, dalla produzione agricola fino alla trasformazione in biocarburante. Ma non solo: si è partiti con una filiera pilota di piccola scala (circa 55.000 litri/anno di biodiesel ricavati da poco più di 50 ettari di terreno), per poi valutarne la replicabilità su scala regionale. Il girasole, che è una coltura molto diffusa in Toscana, è stata scelta come pianta ideale per ottenere l'olio vegetale puro da cui, in seguito a un processo di transesterificazione, ricavare il biodiesel.   

Il biocarburante è stato utilizzato, in miscela al 25% con gasolio, in cinque autobus di Train (Società di trasporto pubblico senese) e in quattro camion per la raccolta rifiuti di Siena Ambiente (Società di gestione dei rifiuti urbani), circolanti sulle strade senesi tra il giugno 2008 e l'aprile 2009. I primi risultati della sperimentazione, ottenuti grazie al lavoro di analisi e al monitoraggio compiuto da diversi istituti universitari toscani, sono molto incoraggianti, sia sul fronte ambientale che su quello economico:

  • Riduzione del 6-7% delle emissioni di CO2 da parte dei mezzi pubblici che hanno utilizzato la miscela gasolio/biodiesel. Tale percentuale aumenterebbe al 50% nel caso di utilizzo di solo biodiesel all'interno dei motori
  • Riduzione del 10-15% delle emissioni di CO (ossido di carbonio)
  • L'intera filiera del biodiesel (produzione-trasformazione-utilizzo) si è dimostrata economicamente sostenibile per i produttori, L'aumento del costo del carburante per gli utilizzatori è stato di circa il 10%, a parità di chilometri percorsi
  • Nessun problema tecnico per i motori dei mezzi pubblici utilizzati

Anche se i risultati non sono certo rivoluzionari, almeno rispetto ai risultati attesi dai biocarburanti di seconda generazione, dimostrano comunque un fatto importante: attraverso un attento lavoro di coordinamento tra i diversi attori coinvolti, è possibile creare filiere agro-energetiche sostenibili e redditizie, anche utilizzando colture agricole tradizionali. Quella dei progetti pilota su scala locale, di cui il caso senese è un esempio virtuoso, sembra essere l'unica strada da percorrere per riscattare la pessima fama dei biocarburanti, che da molti anni siedono sul banco degli imputati. Ma da questo punto di vista, occorre ricordare la peculiarità del girasole: dalla spremitura dei semi, si ottiene, infatti, mediamente il 35% di olio vegetale, mentre il restante 65% è un residuo pregiato ad alto contenuto proteico, che viene venduto come alimento zootecnico.

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