Milano, 23 giugno 2009 - 00:00

L’eolico raggiunge i 4000 MW in Italia, ma si può fare di più

L’eolico continua a crescere in maniera inarrestabile, ma urge la definizione da parte del Governo di Linee guida nazionali.

Una turbina che svetta tra le chiome degli alberi di Villa Borghese è certamente un fatto insolito, ma grazie all'iniziativa dell'Anev, un aerogeneratore Vestas V25 di 200 kW di potenza è stato installato proprio dietro il Museo Borghese e vi rimarrà fino alla fine dei festeggiamenti in occasione della Giornata Mondiale del Vento, che si concluderanno il 25 giugno prossimo.

Proprio dietro alla turbina che vedete nella foto si trova lo Spazio multifunzionale Anev, dove venerdì 19 giugno si è tenuto il convegno intitolato "Rinnovabili e territorio: dalle Linee guida nazionali alle buone pratiche".

Nel corso della mattinata sono stati due gli argomenti principali che sono emersi dalla discussione: il primo è la crescita inarrestabile dell'eolico in Italia, che sulla base dei dati riportati da Luciano Pirazzi dell'Enea, ha raggiunto quota 4000 MW di potenza installata. La seconda è la necessità, invece, espressa più o meno da tutti presenti, che il Governo pubblichi delle linee guida nazionali che consentano di avere regole chiare, univoche e uniformi su tutto il territorio nazionale.

"Il rischio, infatti" ha detto Felice Vai, di Asja Ambiente "è che operatori poco professionali intasino gli uffici delle Regioni, di Terna e dell'Enel con progetti assolutamente improvvisati. Questo accade a causa di una legislazione poco chiara (quella attualmente vigente) e una normativa lacunosa. Attualmente può accadere che ci vogliano addirittura cinque anni per ottenere l'autorizzazione a costruire un impianto".

Un altro punto importante di cui si è discusso nel corso del convegno è stata l'opposizione nei confronti dell'eolico riscontrabile addirittura in alcune associazioni ambientaliste, come ad esempio Italia Nostra. "Si tratta di semplice strabismo" ha dichiarato Edoardo Zanchini di Legambiente "sia quando si chiamano in causa gli impatti sul paesaggio che quando si parla del business celato dietro la costruzione degli impianti. Basta portare un esempio semplicissimo per sfatare tutto ciò. In Italia nessuno si è mai sognato di opporsi all'apertura di una cava, che comporta un impatto ambientale assai maggiore rispetto a un aerogeneratore. Questo nonostante le cave siano un business da 5 miliardi di euro l'anno e in Campania, ad esempio, non si paga neanche un euro per aprirne una".

"Si tratta evidentemente di un problema culturale" ha dichiarato Marcello Masi, vicedirettore del TG2 e relatore del convegno. "Purtroppo le pale eoliche sono ancora un elemento estraneo nel nostro immaginario. Tempo fa, infatti, mi stavo dirigendo in Abruzzo con un amico, che sosteneva l'incompatibilità delle turbine con il paesaggio circostante, mentre non aveva minimamente notato il numero impressionante di tralicci della luce che disseminavano il territorio. Questo significa che il lavoro più grande va compiuto a livello di sensibilizzazione, al fine di abituare l'occhio agli impianti eolici e diffondere tra la gente questo nuovo elemento paesaggistico".

Naturalmente il primo passo per introdurre novità (che siano essi culturali o di altro genere) all'interno della società spetta ai Governi. E da questo punto di vista le parole del senatore Raffaele Lauro, del Ministero dello sviluppo economico, sono state confortanti. Lauro ha detto infatti che "il quadro internazionale impone uno sforzo ulteriore nella riduzione delle emissioni e che da questo punto di vista l'eolico può giocare un ruolo fondamentale". Ha parlato anche di quanto sia auspicabile la definizione di un Testo unico per le rinnovabili, ma essendo fuggito di fretta e furia dopo il suo intervento, è stato impossibile chiarire alcuni aspetti un po' vaghi e sfuggenti delle sue parole. Come ha detto Giuseppe Onufrio di Greenpeace "bisogna capire la reale differenza tra le parole e i fatti che questo governo metterà in atto. Per ora quello che sappiamo di certo è che vuole imporre il nucleare con i carri armati (ndr così come è avvenuto ad Acerra per l'inceneritore) mentre di Linee guida che favoriscano lo sviluppo delle rinnovabili ancora non vi è traccia. Se vogliamo rispettare gli obiettivi europei delle rinnovabili (ndr il famoso piano 20-20-20) non c'è spazio per il nucleare e il gas naturale allo stesso tempo, così come ha in mente il Governo. E' necessario quindi prendere una posizione chiara da questo punto di vista".

Infine una parentesi tecnica. E' stata di estremo interesse la relazione di Pirazzi dell'Enea che ha riportato dati molto interessanti relativi al minieolico e al microeolico, ovvero gli impianti di piccola taglia, compresi quelli a uso domestico. Nel 2008 nel mondo abbiamo raggiunto quota 19 mila macchine installate di potenza inferiore ai 100 kW per un totale di 33,6 MW, di cui 26 MW collegati alla rete e 7,5 "stand-alone", cioè isolati dalla rete e collegati ad una batteria di accumulo". Circa il 50% di questi numeri riguardano gli Stati Uniti, anche se la crescita di piccoli impianti coinvolge tutto il mondo. Italia compresa, dove attualmente sono attivi circa 10 operatori e l'attrazione esercitata da questa nuova tecnologia cresce a vista d'occhio, anche grazie alla tariffa onnicomprensiva di 0,30 €/kWh.

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