La prima centrale solare termodinamica italiana verrà realizzata in Lazio, e più precisamente in provincia di Latina.
L’accordo per la costruzione dell’impianto, da 25-30 megawatt di potenza, è stato raggiunto il 22 giugno con la firma di un Protocollo tra Regione Lazio, Enea e Confindustria Lazio.

Il famoso
progetto Archimede di Priolo, sviluppato in questi anni grazie ad una collaborazione tra Enel ed Enea, ha rappresentato il progetto pilota indispensabile per testare l’affidabilità di una tecnologia, brevettata dall’Enea e fortemente voluta dal premio nobel
Carlo Rubbia, che oggi sembra matura per concretizzarsi nel primo vero
impianto commerciale.
Enea e Confindustria Lazio realizzeranno entro tre mesi uno studio di
fattibilità, nel quale verranno definiti tutti i dettagli tecnico-economici del progetto. L’investimento per l’impianto di Latina, che occuperà un’area di circa
100 ettari (pari a una superficie di un km per un km), è stimato in
150 milioni di euro. I tempi stimati per la costruzione e l’avvio della centrale sono di
due-tre anni. Parte del finanziamento iniziale verrà da fondi regionali e Por (Programmi Operativi Regionali), ma nell’iniziativa verranno coinvolti anche imprenditori e banche. Si attendono infatti importanti ricadute economiche e occupazionali per tutta la regione, anche sulla spinta della realizzazione – tuttora in corso – della centrale fotovoltaica di Montalto di Castro (VT), che con 24 megawatt sarà l’impianto fotovoltaico più grande d’Italia.
Si tratta dei primi importanti passi verso una riconversione verde dell’economia, un tema sul quale punta molto il presidente della Regione Lazio
Pietro Marrazzo: “la nuova centrale solare termodinamica di Latina, se andrà a buon fine, contribuirà al raggiungimento dell'obiettivo del 20% di energie rinnovabili al 2020, data per la quale il settore della
green economy potrà produrre oltre
18 mila nuovi posti di lavoro nel Lazio”.
Marrazzo sottolinea come la regione Lazio, che oggi presenta bassissimi livelli di penetrazione delle rinnovabili, con questi due nuovi impianti e con l’inarrestabile crescita del fotovoltaico potrà passare dagli attuali 35 megawatt a ben
600 megawatt di tecnologie solari installate nel
2010.
Dal buon esito del progetto di Latina, dipenderanno probabilmente anche le sorti della tecnologia solare termodinamica sviluppata e brevettata dall’
Enea in partnership con centri di ricerca e industrie italiane. Sebbene esistano in tutto il mondo impianti con collettori parabolici lineari, molto simili a quelli progettati per Latina, il brevetto italiano presenta alcune peculiarità. Da segnalare in particolare l’utilizzo di
sali fusi come fluido termovettore al posto dell’olio minerale normalmente impiegato in questi impianti. Il vantaggio dei sali fusi sta nella loro capacità di raggiungere temperature di
550° C (contro i 390 °C dell’olio minerale), e conseguentemente di catturare maggiori quantità di energia.
Se l’esperienza laziale dovesse rivelarsi positiva, il nostro paese, tradizionalmente dipendente da manufatti e materie prime estere, potrebbe qualificarsi come uno dei principali produttori ed esportatori di tecnologie legate al solare termodinamico.
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