Milano, 2 luglio 2009 - 00:00

Piani d'azione nazionali per le energie rinnovabili, la strada verso il 2020

Si chiamano Piani d'azione nazionali per le energie rinnovabili (NREAP) e dovranno essere presentati da tutti i Paesi membri dell’Ue entro il 30 giugno 2010.

La Commissione Europea ha pubblicato due giorni fa i modelli standard che serviranno ai Paesi europei a rispettare gli obiettivi nazionali di energie rinnovabili fissati dalla Direttiva 2009/28/Ce, approvata il 23 aprile scorso dal Parlamento Europeo e in base alla quale vengono definiti gli obiettivi al 2020 del pacchetto clima ed energia.

I modelli contengono le metodologie e le traiettorie da seguire attraverso le quali i Paesi membri saranno in grado di raggiungere i rispettivi target nazionali al 2020, divisi nelle rispettive quote di elettricità, trasporti, calore e raffrescamento.

I piani dovranno specificare in modo dettagliato le politiche su biomasse e biocarburanti, e allo stesso tempo prendere in considerazione gli effetti di quelle relative all'efficienza energetica. Dovranno inoltre contenere politiche per la revisione delle procedure amministrative, e lo sviluppo e l'accesso alle infrastrutture energetiche.

Secondo il commissario per l'Energia Andris Piebalgs "il modello che la Commissione ha adottato aiuterà gli Stati membri a presentare un piano credibile, contribuendo al raggiungimento da parte dell'Ue degli obiettivi entro i tempi previsti".

E proprio il rispetto di questi obiettivi sarà una delle priorità della nuova presidenza svedese dell'Ue, che si appresta a guidare l'Unione Europea per i prossimi sei mesi, proprio in vista della conferenza di Copenhagen, che si terrà nel mese di dicembre.

Priorità assoluta della nuova presidenza sarà quella di far rispettare gli obiettivi 20-20-20, raggiungendo un accordo con gli altri Paesi Europei nelle prossime settimane. Accordo che prevede di aiutare finanziariamente i paesi poveri, che non possono permettersi tecnologie per ridurre l'inquinamento atmosferico.

Per favorire questo percorso, Stoccolma intende proporre l'introduzione di una "carbon tax", una tassa diretta sulle emissioni di CO2 per carburanti, agricoltura e industria leggera, che rappresenta, secondo il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt, "il modo migliore per costringere gli Stati membri a rispettare gli obiettivi del pacchetto energia 2020".

In Svezia una tassa del genere esiste dal 1991, mentre un sistema analogo è stato adottato da Finlandia, Slovenia e Danimarca. Bisognerà solo capire che tipo di accoglienza riceverà in Europa una proposta del genere. Basti pensare all'Italia, dove un'alta tassazione sui carburanti già esiste, ma non ha mai prodotto gli effetti auspicati, come scoraggiare il consumo e offrire servizi alternativi.

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