Milano, 13 luglio 2009 - 00:00

Certificati Recs, tra luci e ombre un sistema che in Italia funziona

Si chiamano certificati RECS (Renewable Energy Certificate System) e sono titoli richiesti su base volontaria dai produttori che attestano l’impiego delle fonti rinnovabili.

Nel 2008 l'Italia ha fatto registrare grandi passi avanti in questo settore emettendo circa 7 milioni di certificati (contro 1,3 milioni del 2007) pari a 7 TWh di energia rinnovabile. In base a questi dati il nostro Paese si è attestato al quinto posto tra i paesi AIB (The Association of Issuing Bodies), superato solo da Norvegia, Svezia, Finlandia e Olanda. Ma il dato veramente importante è quello che riguarda gli annullamenti (circa 3,8 milioni) i quali corrispondono al numero di certificati acquistati dagli utenti finali.

Il sistema RECS

Quello dei certificati RECS è un meccanismo internazionale ideato nel 2000, e finanziato dall'Unione Europea, volto a favorire lo sviluppo di un protocollo di certificazione comune per lo scambio internazionale di Green Certificates.

Ogni certificato RECS corrisponde a 1 MWh e garantisce che il produttore abbia prodotto la propria energia tramite fonti pulite (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas).

I certificati possono essere scambiati a livello nazionale e internazionale tra produttori e trader, e possono essere infine acquistati dall'utente finale — anche separatamente dall'erogazione fisica dell'elettricità — che paga un surplus per avere l'energia elettrica certificata. L'annullamento del certificato indica il momento in cui il consumatore ha richiesto la prova materiale che quell'energia sia stata prodotta da fonte rinnovabile in qualche sito e in qualche periodo temporale.

A livello internazionale sono due le associazioni a cui il sistema fa capo: RECS International e AIB. La prima comprende gli operatori di mercato (produttori o trader) che in questo modo possono partecipare allo scambio dei titoli mentre l'AIB ha come membri le società che, in ambito nazionale, sono responsabili delle verifiche sugli impianti di generazione e del rilascio dei certificati RECS. In Italia questo compito spetta al Gestore dei Servizi Elettrici con il quale gli operatori rinnovano l'iscrizione che permette loro di partecipare al mercato dei green certificates. Se un operatore non rinnova la propria iscrizione i RECS rimarranno validi fino al 15 marzo dell'anno successivo all'ultimo anno di iscrizione.

Allo stato attuale il sistema coinvolge 16 paesi europei e 200 membri tra produttori, trader e società di certificazione del settore elettrico.

I limiti del sistema RECS

In generale il certificato RECS ha una vita separata dall'energia da cui viene generato e di conseguenza non è detto che il consumatore prelevi dalla rete esattamente la stessa energia certificata RECS o lo stesso quantitativo.  Il mercato dei RECS è quindi assolutamente distinto dal mercato dell'energia da fonti rinnovabili; questo rappresenta sicuramente un punto debole, in quanto non permette un "aggancio reale" dei certificati con i quantitativi di energia immessi nella rete e quindi una tracciabilità di questi ultimi.

Un altro limite dei RECS è il cosiddetto "double counting" attraverso il quale l'operatore può vendere due volte lo stesso quantitativo di energia, una volta come energia rinnovabile e poi con associati i certificati. Questi ultimi, infatti, vengono anche utilizzati a titolo di compensazione per una fornitura di energia elettrica convenzionale, alla quale viene associato un pari quantitativo di certificati RECS.