Ddl sviluppo, ritorna il divieto per elettrodomestici e lampadine inefficienti
Il Ddl sviluppo, definitivamente approvato dal Senato, introduce numerose disposizioni riguardanti anche i temi dell'energia.
Ma facciamo un passo indietro, ripercorrendo brevemente la storia di queste norme. La Finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 162, stabilisce: "A decorrere dall'1 gennaio 2010 è vietata la commercializzazione di elettrodomestici appartenenti alle classi energetiche inferiori rispetto alla classe A, nonché di motori elettrici appartenenti alla classe 3 anche all'interno di apparati". Il comma 163 affronta anche la questione delle lampadine: "A decorrere dal 1º gennaio 2011 sono vietate in tutto il territorio nazionale l'importazione, la distribuzione e la vendita delle lampadine a incandescenza, nonché l'importazione, la distribuzione e la vendita degli elettrodomestici privi di un dispositivo per interrompere completamente il collegamento alla rete elettrica".
Si trattava di provvedimenti in linea con la politica europea, che proprio nel marzo 2009 ha definitivamente approvato due regolamenti che prevedono una progressiva messa al bando delle lampade inefficienti. Un percorso che inizierà nel settembre 2009, con l'eliminazione delle lampade a incandescenza da 100 watt, per concludersi pienamente soltanto nel 2012, in modo da consentire all'industria del settore e ai cittadini una riconversione graduale della tecnologie. Ma a quanto pare, al di là delle solite parole di facciata, in Italia il risparmio energetico non rappresenta per tutti una vera priorità politica. Lo dimostra il fatto che, nella versione provvisoria approvata al Senato il 14 maggio, il ddl sviluppo conteneva un emendamento che abrogava in un sol colpo i commi 162 e 163 della Finanziaria 2008, allungando così la vita a lampade ed elettrodomestici inefficienti.
Fortunatamente, sono intervenuti i due emendamenti a riportare tutto come prima. Ma a molti è sembrato di rivivere, in maniere certamente meno "drammatica", quanto avvenuto lo scorso inverno, quando il Governo aveva provato — invano — a colpire le detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica. Sorge a questo punto una domanda maliziosa: non sarà forse che il risparmio energetico e il ritorno del nucleare sono due strategie che mal si conciliano tra loro?
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