Milano, 16 luglio 2009 - 00:00

Desertec, il solare termodinamico è una grande opportunità per l’Italia

Produrre energia attraverso il solare termodinamico nel Sahara potrebbe rappresentare una grande occasione di rilancio per le aziende italiane.

Se ne è parlato questa mattina nel corso di "Solare termodinamico, un'opportunità per l'industria italiana", un convegno organizzato dal Kyoto Club, a Roma, al quale sono intervenuti diversi rappresentanti del mondo della ricerca e dell'industria di settore.

Desertec e Piano solare mediterraneo, due progetti di cui abbiamo già parlato in passato, e che sono entrambi riconducibili a un'unica grande idea, quella di sfruttare la potentissima irradiazione solare del deserto per produrre grandi quantità di energia elettrica.

Una possibilità che potrebbe presto concretizzarsi, visto che proprio il 13 luglio scorso dodici colossi industriali, principalmente tedeschi, hanno siglato un protocollo d'accordo per la creazione di un ufficio di studi, che avrà il compito di elaborare piani d'investimento realizzabili nel corso dei prossimi tre anni.

Quindi è realtà quella di cui stiamo parlando e non immaginazione. 400 miliardi di euro d'investimento che dovrebbero permettere di ottenere il 15% del fabbisogno energetico europeo dal solare termodinamico.

Un piano colossale che, se dovesse andare in porto, potrebbe garantire all'Italia di avere un ruolo di primo piano nello sviluppo di una tecnologia che proprio nel nostro Paese ha avuto i suoi primi promotori qualche anno fa con il premio Nobel Carlo Rubbia.

Attualmente nel mondo ci sono 497 MW di potenza installata di solare termodinamico, localizzati principalmente tra Spagna e Stati Uniti, ma secondo uno studio realizzato da Greenpeace International, European Solar Thermal Electricity Association e l'Agenzia Internazionale dell'energia (IEA) la capacità installata potrebbe raggiungere i 1500 GW entro il 2050, garantendo il 25% del fabbisogno energetico mondiale.

Naturalmente non è assolutamente cosa da poco realizzare tutte le infrastrutture necessarie per trasportare l'energia elettrica dall'Africa all'Europa e non mancano i dubbi circa le derive neocolonialiste del progetto, ma si potrebbe certamente ovviare a questi problemi mettendo in atto la proposta di Estela (European Solar Thermal Electricity Association).

L'idea di Estela è quella di realizzare un organismo chiamato E-Secure composto dalle Agenzie  rinnovabili di tutti i paesi coinvolti nel progetto Desertec. Compito di E-Secure dovrebbe essere quello di gestire contratti di vendita di energia a lungo termine da immettere nel mercato locale sulla base delle necessità e in parte sul mercato europeo, accedendo così ai vari meccanismi d'incentivazione.

Quella di Estela è solo una delle tante proposte elaborate, ma una cosa è chiara: è necessario uno schema normativo per Desertec, altrimenti sarà difficile trasportare l'energia dai paesi della sponda sud del Mediterraneo all'Europa.

Alla luce di quanto detto risulta evidente come l'Italia possa trarre vantaggio dalla messa in opera del progetto, mettendo le aziende nella condizione di inserirsi in un settore industriale che sta prendendo il via ora, ed evitare così di accumulare gli stessi ritardi fatti registrare, ad esempio, con il solare fotovoltaico.

Proprio in Italia, infatti, l'Enea sta lavorando, come abbiamo più volte ripetuto, a un progetto assolutamente innovativo (il Progetto Archimede) basato sull'utilizzo di sali fusi come fluido termovettore — al posto dell'olio minerale normalmente impiegato in questi impianti -, che porterà alla costruzione, entro il 2010, di un impianto a Priolo, in provincia di Siracusa. Impianto che prevede un'integrazione tra la tecnologia del solare termodinamico e una centrale termoelettrica già esistente.

Di tutt'altro genere, invece, sarà, l'impianto pilota che sarà realizzato nei pressi di Massa Martana, in provincia di Perugia, entro l'anno prossimo, e che prevede la costruzione della prima centrale al mondo basata solo ed esclusivamente sui sali fusi. Un impianto di 500 kW che consentirà di studiare ulteriormente questa tecnologia e di implementare l'industrializzazione dei processi.

In particolare quest'ultima fase risulta essere uno dei cardini su cui lavorare al fine di poter realizzare progetti come Desertec, che sicuramente vede negli alti costi uno dei maggiori ostacoli sul suo cammino. Alti costi per la realizzazione degli impianti e per la costruzione delle infrastrutture necessarie a trasportare l'energia. Una questione che può essere risolta certamente innescando le cosiddette economie di scala, ma pensando anche a un sistema di finanziamento efficace e alla possibilità (concreta) di accedere alle tariffe incentivanti dei vari Paesi europei.

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