Milano, 22 luglio 2009 - 00:00

Mozione del Senato, il nucleare affossa il solare termodinamico

Sta facendo molto discutere una mozione della maggioranza sul solare termodinamico presentata al Senato, che vede tra i firmatari anche i senatori Gasparri, Quagliarello e Dell’Utri.

Molti dei firmatari sono gli stessi che qualche mese fa presentarono una mozione che negava l’origine antropica dei cambiamenti climatici. La mozione di ieri sembra seguire la stessa “ispirazione”: oltre a minimizzare le potenzialità del solare termodinamico, il documento mette a confronto –in maniera pretestuosa e poco approfondita— questa tecnologia innovativa con il nucleare recentemente sdoganato grazie al ddl sviluppo.

Riportiamo qui sotto i punti della mozione che, a nostro avviso, presentano le maggiori criticità. Crea particolare sconcerto la sottostima del potenziale del solare termodinamico, dal momento che recenti studi hanno ipotizzato per questa tecnologia ben 1500 GW installati entro il 2050, in grado di assicurare il 25% del fabbisogno energetico mondiale.
 
Ma la di là di tutte le considerazioni tecniche che si possono fare e del reale valore operativo della mozione, a destare più preoccupazione è lo scenario che essa prefigura. Appare infatti molto chiara la volontà politica di screditare una tecnologia giovane e promettente, con l'intento di dirottare fondi verso una tecnologia obsoleta -eppure bisognosa di sussidi— come il nucleare.
 
E per quanto riguarda le altre rinnovabili? "Assicurare un giusto equilibrio degli investimenti",  si legge nelle righe finali della mozione, "per la produzione di nuova energia che privilegino le fonti rinnovabili i cui costi siano sostenibili in rapporto all'accertamento dei benefici prodotti in termini di efficienza energetica e di compatibilità ambientale", appare una frase piuttosto ambigua. Se gli investimenti si dovessero basare davvero su un criterio di efficienza energetica, che cosa ne sarebbe del Conto energia per il solare fotovoltaico, dato che l'efficienza media dei pannelli non supera il 15%?   

 

 
“(…) il solare termodinamico si basa sull’impiego di due tecnologie, la prima delle quali serve a catturare l’energia solare attraverso specchi parabolici che la concentrano su contenitori puntuali o longitudinali entro cui scorre un fluido che si riscalda, raggiungendo temperature comprese tra 300 e 400 gradi centigradi, (…)”.
 
Non viene ricordato in alcun modo che il brevetto sviluppato da Enea consiste nell’utilizzo di sali fusi, che possono raggiungere temperature di 550 °C. Inoltre non si cita l’importante funzione dello stoccaggio e dell’accumulo dei sali riscaldati, che consente di produrre energia anche in assenza di radiazione solare.
 
“il solare termodinamico, inoltre, incontra difficoltà realizzative dovute al «siting». Occorre, infatti, reperire spazi molto ampi (i moduli standard da 50 MW come si stanno sviluppando in Spagna richiedono 120 ettari, ovvero un rettangolo di 1.200 per 1.000 metri lineari) che devono avere anche le seguenti caratteristiche: a) devono essere in una zona soleggiata (sud Italia) e vicino ad una fonte di acqua (altrimenti c’e` una forte penalizzazione per il raffreddamento ad aria); b) il terreno deve essere in piano o comunque avere una limitata pendenza; c) la distanza da un possibile punto di connessione alla rete non deve essere troppo elevata”.
 
Purtroppo ci si dimentica che anche il nucleare deve necessariamente soddisfare i punti b) e c) e anche la seconda parte del punto a), relativa alla vicinanza ad una fonte d’acqua. Anzi su quest’ultimo punto il nucleare è decisamente in svantaggio. In un dossier del 2008 (Got Water?), la Union of Concerned Scientist degli Stati Uniti ha calcolato che per il raffreddamento un reattore nucleare da 1000 MW occorrono in media 30 metri cubi di acqua al secondo, pari a quasi un terzo della portata del Po a Torino.
 
“al confronto due unità nucleari EPR (3.200 MW ma con 8.000 ore anno di funzionamento) occupano 65-70 ettari. Anche volendo considerare il terreno per il cantiere (50 ettari) si arriva a 120 ettari. Quindi le aree richieste dal solare sono 64 volte più ampie a parità di potenza ma 180 volte più ampie a parità di energia”.

Qui si evita di dire che anche il termodinamico a sali fusi, in grado di erogare una potenza elettrica costante nell'arco delle 24 ore grazie a un adeguato sistema di accumulo e all’integrazione con un ciclo combinato a gas, può assicurare 8.000 ore annue di funzionamento. Inoltre, nel calcolo della superficie occupata dalle centrali nucleari non vengono considerati: la superficie e l’impatto ambientale delle miniere di uranio, degli impianti di arricchimento e dei depositi di scorie.

 
“sotto il profilo dell’efficienza energetica, è stato stimato che l’impianto che impiega la prima tecnologia può lavorare con un’efficienza termodinamica del 70 per cento, mentre il secondo impianto è in grado di sviluppare un’efficienza del 37 per cento; l’efficienza complessiva di conversione dell’energia solare in energia elettrica, attraverso la tecnologia solare termodinamica, si può ragionevolmente considerare tra il 22 ed il 25 per cento, limite questo difficilmente superabile”.

In questo caso si tace sul fatto che una percentuale pari a  solo il 30-35% del calore prodotta da un reattore nucleare viene convertito in energia elettrica. Si tratta di una dato non molto lontano dal 22-25% indicato come soglia “difficilmente superabile” per il termodinamico. Senza considerare che il parametro dell’efficienza di conversione è più rilevante nel caso in cui si stia fisicamente consumando una risorsa finita e costosa (come l’uranio), ma meno se si ha a che fare con una risorsa illimitata e gratuita (come il sole).

 
"i costi di produzione di energia per tale tipo di impianti sono nell’ordine dei 6 euro a watt, e quindi si tratta di un sistema che necessita di sostegno economico".

Qui si dimostra la scarsa preparazione di chi ha steso e firmato queste righe. Si confonde l’energia prodotta (espressa in wattora) con la potenza installata (espressa in watt). Di che cosa si sta parlando?

 
"i costi del solare termodinamico sono comunque molto elevati sia poichè gli impianti sono piccoli e non beneficiano di fattori di scala, sia perchè non si e` ancora sviluppato un sistema industriale, specialmente in Italia, che consenta di sostenere la tecnologia".

Nel marzo di quest’anno il colosso tedesco Siemens, fiutando l’affare del termodinamico, ha acquisito il 28% di Archimede Solar Energy, società del Gruppo Angelantoni Industrie. Si tratta di un’industria italiana all’avanguardia, specializzata nella produzione di tubi ricevitori solari a sali fusi, sviluppati e brevettati dall’italianissima Enea. 

 
"il costo degli impianti che adottano la tecnologia del solare termodinamico può essere ammortizzato nell’arco di più di 20 anni, sempre che gli impianti siano inseriti in formule di cogenerazione con cicli combinati o impianti a carbone."

Il calcolo sul tempo di ammortamento è quanto meno dubbio, visto che non si cita il criterio utilizzato: presenza o meno di incentivi, radiazione solare, tecnologia utilizzata, ecc. Si ignora inoltre il significato del termine "cogenerazione", che “indica la produzione ed il consumo contemporaneo di diverse forme di energia secondaria (energia elettrica e/o meccanica ed energia termica) partendo da un'unica fonte (sia fossile che rinnovabile) attuata in un unico sistema integrato” (fonte:wikipedia). Non si tratta quindi, come qui viene affermato, dell’utilizzo di più fonti diverse in un unico impianto, ma al contrario della realizzazione di due effetti utili a partire da un’unica fonte utilizzata in un unico impianto.

 
"la tipologia di impianto è piuttosto complessa e quindi non è alla portata di piccoli imprenditori privati (al contrario del fotovoltaico), poiché  richiede dimensioni rilevanti per godere dei fattori di scala (e quindi difficoltà nel reperimento dei terreni)".

Non ci risulta che il nucleare sia “alla portata di piccoli imprenditori privati”. Non si capisce inoltre il senso di confrontare solare fotovoltaico e termodinamico, quasi fossero tecnologie concorrenti ed esclusive l’una dell’altra.

 
"i primi tentativi di realizzare impianti di solare termodinamico anche di consistenti dimensioni, risalenti a più di 30 anni or sono, non sono stati persuasivi nei risultati e quindi abbandonati e attualmente è inoltre difficile prevedere quali potranno essere i costi di installazione e gestione di tale tecnologia in futuro, e pertanto appaiono molto incerte le potenzialità".

In realtà a partire dal 1983 nel deserto del Mojave in California sono stati realizzati diversi impianti, per una potenza complessiva di circa 354 MW. I 9 impianti tuttora funzionanti (e non "abbandonati") producono energia elettrica, con un costo di circa 0,08 -0,10 euro /kWh. Anche la Spagna ha rencentemente inaugurato Andasol-1, un impianto solare termodinamico da 50 MW, e molti altri sono in fase di costruzione. E' evidente quindi che le potenzialità non sono “molto incerte”, dato anche che -come già ricordato— studi approfonditi hanno stimato che al 2050 questa tecnologia potrebbe fornire il 25% del fabbisogno elettrico globale.