Milano, 10 settembre 2009 - 00:00

Il futuro dell'illuminazione si chiama OLED

La tecnologia OLED (Organic Light-Emitting Diodes) sta velocemente conquistando il favore di designer e progettisti illuminotecnici di tutti il mondo.

Numerose anche le applicazioni per schermi di telefoni e televisori, al posto della tradizionale tecnologia a cristalli liquidi. Proprio come i loro cugini LED inorganici, gli OLED offrono lunga durata, alta efficienza energetica e una vasta gamma di colori. Ma a differenza di qualsiasi altra tecnologia di illuminazione fino ad oggi sviluppata, gli OLED non hanno nell’aspetto nulla che ricordi una lampada o una lampadina. Si presentano infatti come dei fogli ultrasottili, spesso flessibili, in grado di emettere una particolare luce diffusa.

Il principio di funzionamento si basa sulle proprietà di speciali sostanze organiche che, poste tra due elettrodi (anodo e catodo), al passaggio della corrente si illuminano. Di norma le sostanze organiche, composte prevalentemente da carbonio, sono in grado di emettere solo luce bianca quando vengono attraversate dalla corrente. Miscelando alle sostanze organiche dei composti elettrofosforescenti -operazione chiamata “drogaggio”— è possibile renderli in grado di emettere luce rossa, verde o blu, cioè i colori primari da quali produrre tutti i colori dello spettro visibile.

Non mancano esempi di applicazioni commerciali della tecnologia OLED nel campo dell’elettronica, per display di televisori e telefonini. Il principale vantaggio dei display OLED rispetto ai tradizionali schermi in cristalli liquidi consiste in una maggiore risoluzione e una angolo di visione più ampio. Nel 2008, su circa un miliardo di telefoni cellulari venduti in tutto il mondo, circa 7 milioni disponevano di uno schermo OLED. E nel 2009 il numero dovrebbe aumentare di sette volte, arrivando a 50 milioni.

Anche i settori del design e della progettazione illuminotecnica sembrano puntare molto sulla tecnologia OLED: muri divisori decorativi, tegole dei tetti luminose e addirittura persiane in grado di offrire inediti effetti scenografici. Diverse ricerche si stanno concentrando sulle caratteristiche di flessibilità dei pannelli OLED, immaginando ad esempio fogli luminosi avvolti attorno a colonne oppure incorporati all’interno di superfici vetrate. Bisogna comunque considerare che, con la loro luce diffusa, gli OLED potranno integrare ma non sostituire del tutto gli altri tipi di lampade (fluorescenti compatte, LED, ecc), che hanno dalla loro il vantaggio di poter illuminare in maniera più concentrata e selettiva.

La Philips ha recentemente inaugurato ad Acquisgrana la prima linea di produzione di sistemi OLED, mentre la General Electric sta dedicando a questa tecnologia oltre la metà di tutti gli investimenti stanziati per il settore ricerca e sviluppo nel campo dell’illuminazione. Entro la fine del 2010, la General Electric conta di perfezionare un processo industriale in grado di fabbricare bobine di sottili fogli OLED, in maniera analoga a quanto avviene con le pellicole fotografiche e alimentari.

“Pensiamo che la strada da percorrere sia quella di un prodotto flessibile” ha dichiarato Anil Duggal della General Electric, a capo di un team di 30 persone che si occupa di sviluppare le potenzialità di questa tecnologia. Ma è chiaro che soltanto attraverso una crescente penetrazione dei dispositivi OLED nei settori dell’industria, del residenziale e dei trasporti, sarà possibile abbattere i costi di produzione. E infatti l’obiettivo della General Electric è di portare a 6 dollari il prezzo di un dispositivo OLED in grado di sprigionare la stessa luce di una lampadina a incandescenza da 60 watt 

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