Il Conto energia dopo il 2010, le proposte di GIFI e Assosolare
Sia GIFI che Assosolare, le due principali associazioni di riferimento per il fotovoltaico in Italia, si stanno muovendo per delineare il futuro del Conto energia.
Ricordiamo che l’attuale Conto energia prevede un limite massimo di potenza cumulativa fotovoltaica incentivabile, pari a 1.200 MW. Una volta raggiunta questa soglia, ci saranno comunque altri 14 mesi di tempo (24 per i soggetti pubblici) per accedere alle tariffe incentivanti. Alla data di oggi, il contatore fotovoltaico del GSE rileva che in Italia sono installati oltre 630 MW di fotovoltaico. Ma con gli attuali tassi di crescita, sono in molti a ritenere che già nel corso del 2010 si possano raggiungere i 1.500 MW.Ma vediamo più nel dettaglio le proposte delle due associazioni. GIFI da parte sua spinge affinché il limite massimo di potenza incentivabile sia innalzato, dagli attuali 1.200 MW, ad almeno 7.000 MW. Per quanto riguarda le tariffe, GIFI auspica un decremento annuo del 5% (rispetto all’attuale 2%) tra il 2011 e il 2015, proponendo anche premi tariffari per impianti installati ad esempio in zone ambientali compromesse, come ex cave e discariche. GIFI inoltre è favorevole ad una revisione delle attuali classi di potenza (da 3 a 5) che, insieme al livello di integrazione architettonica dell’impianto, costituiscono la base su cui vengono assegnate le diverse tariffe. L’associazione stima come realistico l’obbiettivo di 15.000 MW installati entro il 2020, cifra che consentirebbe la creazione di circa 90.000 posti di lavoro.
Assosolare invece basa le proprie proposte sui dati contenuti nello studio “Il mercato italiano del fotovoltaico”, realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Particolarmente interessante l’idea di Assosolare di differenziare le tariffe tra nord, centro e sud, caratterizzati da livelli molto diversi di irraggiamento solare, che influiscono ovviamente anche sulla redditività dell’investimento. Infatti secondo Gianni Chiavetta, presidente di Assosolare, “investire in una centrale da 1 MW non è conveniente al centro-nord neanche oggi con l’attuale tariffa”. Chianetta inoltre ritiene necessaria “una semplificazione delle tipologie di impianto”, auspicando che si arrivi a “parlare solo di impianti a terra e su tetto” e a “introdurre la taglia dei 200 kW che definisce la nuova soglia per lo scambio sul posto”.
Per quanto riguarda le stime dell’installato al 2020, lo studio condotto dal Politecnico mette a confronto due approcci diversi. Il primo è un approccio benchmarking, che prende come parametro di riferimento il livello di installato per abitante in Germania e Spagna. Se l’Italia riuscisse a colmare l’attuale distacco e a raggiungere i livelli dei due paesi più virtuosi d’Europa, si potrebbero raggiungere 8.000 MW nel 2013 e ben 45.000 MW nel 2020. Il secondo approccio è di tipo costruttivo, poiché si basa sulla reale disponibilità di superficie per le installazioni in termini di edifici residenziali, commerciali, industriali e di terreni agricoli. Ad esempio, ipotizzando 1 kW di fotovoltaico per tutti i nuovi edifici residenziali realizzati da qui al 2020, si avrebbero per quella data e solo con questa misura circa 5.200 MW. Ma è soprattutto dagli impianti a terra che potrebbe venire il grande contributo: utilizzando soltanto il 2% della superficie agricola, in particolare quella incolta e meno produttiva, si calcola un potenziale di circa 54.800 MW.
Al di là delle diverse stime di crescita per i prossimi anni, il settore del fotovoltaico chiede al Governo di proseguire con politiche di incentivazione stabili e chiare, come quelle che negli ultimi due anni hanno consentito all’Italia di diventare il terzo mercato al mondo, dopo Germania e Spagna.
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