Rinnovabili, ora anche l'Africa fa squadra
La scorsa settimana, nel corso di un incontro ad Addis Abeba tra i rappresentati di diversi stati africani, è nata ufficialmente l’African Renewable Energy Alliance (AREA).
E proprio la questione dei finanziamenti ha costituito finora l’ostacolo principale alla diffusione delle rinnovabili in Africa. Attualmente l’80% dell’energia elettrica africana viene prodotta da carbone e da grandi centrali idroelettriche estremamente impattanti. Il contributo delle altre rinnovabili è invece ancora trascurabile: l’eolico copre soltanto lo 0,15% del fabbisogno elettrico, mentre il fotovoltaico non supera lo 0,005%.
Ma ben più preoccupante è il fatto che soltanto il 23% della popolazione africana ha accesso all’energia elettrica, percentuale che scende all’8% nelle aree rurali. Ed è molto grave la situazione sul fronte dell'energia termica: l’utilizzo di carbone e di legna all’interno degli edifici, in particolare per cuocere i cibi, è causa di oltre 1,5 milioni di morti l’anno.
Eppure il potenziale rinnovabile dell’Africa, sia elettrico che termico, è davvero enorme. Ad esempio, si è calcolato che oltre l’'80% del territorio africano beneficia di un livello di radiazione solare di 2000 kWh/m² all’anno. Anche le risorse eoliche e geotermiche sono abbondanti, ma risultano largamente sottoutilizzate. Ma ciò che è più interessante è che le caratteristiche geografiche e demografiche dell’Africa, con una popolazione dispersa in vastissime aree rurali prive di elettrificazione, sono ideali per lo sviluppo di piccole reti elettriche alimentate da fonti rinnovabili disponibili localmente.
Di conseguenza, l’African Renewable Energy Alliance lavorerà soprattutto su soluzioni impiantistiche “personalizzate” e di piccola taglia. In questo compito le rinnovabili avranno un ruolo di primo piano, grazie alle loro caratteristiche di scalabilità e di adattabilità alle specifiche esigenze locali. Alcune tecnologie, come ad esempio le pompe solari per l’acqua potabile e per l’irrigazione, stanno già conoscendo una certa diffusione in tutto il continente. Si tratta di interventi che presentano costi di investimento limitati, a fronte di benefici sociali e ambientali che incidono direttamente sulla vita di milioni di famiglie.
Ma purtroppo la maggior parte degli impianti a fonti rinnovabili ha dei costi proibitivi per gli standard di vita africani. Quale impresa privata potrebbe avere interesse a investire senza un adeguato ritorno economico? Per questa ragione l’Alleanza ha individuato la necessità di creare un apposito Fondo per lo sviluppo dell’elettrificazione rurale. Da non sottovalutare anche il fatto che l’utilizzo di elettricità rinnovabile “impone” l’adozione di apparecchiature efficienti (lampade a basso consumo, elettrodomestici efficienti, ecc.). Non basta quindi installare un pannello o una turbina eolica, ma servono anche contestuali interventi sul fronte dell’efficienza energetica. Non solo: le comunità locali devono essere adeguatamente formate, per poter effettuare in autonomia le inevitabili operazioni di manutenzione e rinnovo degli impianti.
E’ chiaro che di fronte a questi ostacoli, la missione dell’African Renewable Energy Alliance sembra tutta in salita. Sul breve termine, il compito più urgente è di assicurare l’accesso all’energia elettrica a coloro che ne sono esclusi. Solo sul medio e lungo termine, invece, si ritiene che il continente africano potrà sviluppare pienamente il proprio potenziale rinnovabile, in particolare solare ed eolico. Ma questo dipenderà da numerosi fattori, quali la formazione, la ricerca, lo sviluppo delle reti elettriche e soprattutto l’accesso a finanziamenti adeguati. Insomma, la rivoluzione energetica dell’Africa dipenderà dalla capacità degli africani di padroneggiare le tecnologie e di sviluppare una propria filiera tecnologicamente avanzata e a prezzi competitivi.