Quando la ricerca rimane senza fondi: il caso di Industria 2015
Si chiama "Industria 2015", il più importante progetto di ricerca nel settore energetico degli ultimi anni, finanziato con fondi pubblici mai erogati.
Si tratta di un progetto volto ad attivare interventi selettivi nell'industria italiana per aumentare l'efficienza energetica e la competitività del nostro Paese. Il progetto è stato gestito dall'ingegner Pasquale Pistorio che si è avvalso della partecipazione di un comitato di esperti di elevato livello professionale e tecnologico, tra cui spiccava anche la figura del professor Ennio Macchi. La metodologia usata per mettere a bando il progetto, che prevedeva un finanziamento diretto di 200 milioni di euro in grado di attivare 500 milioni di euro d'investimenti in attività di ricerca e sviluppo nel settore dell'efficienza energetica, è stata giudicata corretta, trasparente ed efficace. Tale metodologia ha tenuto conto delle notevoli elaborazioni svolte in questi ultimi due-tre anni a livello internazionale e sopratutto europeo, con il SET-Plan (piano delle tecnologie strategiche nel campo dell'energia) ma calandole nella realtà italiana, sia dal punto di vista delle peculiarità fisiche, economiche e geopolitiche, sia delle capacità di ricerca (sopratutto tecnologica e applicativa).
Ne sono emerse 5 aree prioritarie ad alto potenziale innovativo (fotovoltaico, solare termico e termodinamico, bioenergia ed energia dai rifiuti, celle a combustibile e idrogeno, generazione distribuita) e sei aree ad elevato potenziale applicativo (eolico, materiali per l'edilizia, macchine e motori a elevato rendimento, illuminazione, elettrodomestici ad elevata efficienza, e tecnologie per l'industria più energivora).
Va ricordato anche che il progetto, nato sotto il Governo Prodi ha continuato il suo iter anche sotto l'attuale Governo che ne ha condiviso gli obiettivi e le soluzioni adottate. Il 15 settembre 2008 viene chiuso il bando e quindi vengono selezionati 30 progetti su 92 presentati per un importo di 1.081 milioni di euro. Il 12 marzo 2009 viene pubblicato sulla G.U. (Gazzetta Ufficiale) il decreto recante la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento del Bando "Industria 2015". A questo punto le imprese che hanno vinto e che devono partire per la realizzazione dei vari progetti, insieme ai vari partner pubblici e privati, aspettano l'erogazione dei fondi che però... non avviene. A tutt'oggi i fondi non sono stati erogati.
In questo momento di crisi economica e di preoccupazioni sull'occupazione, "Industria 2015" è un concreto esempio di transizione verso la "green economy" di cui si fa tanto parlare, un esempio che sarebbe stato straordinariamente anticipatorio se si fosse sviluppato secondo le linee e con i tempi inizialmente previsti. Si parla di ritardi (oltre 7 mesi) ma anche di slittamenti di fondi. Naturalmente c'è molta preoccupazione perché non è la prima volta che fondi destinati alla ricerca, all'innovazione e alla comunicazione per l'efficienza energetica, nel nostro Paese prendono altre strade.
Ricordo che con la legge 239 del 2004 si prevedeva, con un apposito capitolo, l'erogazione di fondi per circa 6 milioni di euro per una serie di campagne informative sul risparmio e l'efficienza energetica che non furono mai fatte, perché i fondi furono stornati e quindi non utilizzati per questa finalità. Ricordo anche le vicissitudini dei fondi provenienti dalla voce A5 della tariffa elettrica, destinata al finanziamento della Ricerca per il Sistema Elettrico, fondi che furono congelati per alcuni anni, con conseguenti forti ritardi nelle attività di studio e ricerca da parte degli Enti preposti. Tutto ciò si ricollega anche alla mancanza di un programma pubblico di ricerca nel settore energetico, alla crisi degli Enti di ricerca (Enea, Cnr, Erse ecc.) e alla assoluta indifferenza sul tema della ricerca e dell'innovazione da parte dei grandi gruppi energetici che investono percentuali irrisorie del loro fatturato in R&D (ricerca e sviluppo ndr).
La situazione va meglio se si guarda al panorama delle piccole e medie imprese, che recentemente hanno preso a investire in nuove tecnologie energetiche, trainate da uno scenario più favorevole (in particolare nel comparto delle fonti rinnovabili) e dalla necessità di poter restare competitive sul mercato nazionale ed europeo. Si contano già adesso alcune iniziative per nuove tecnologie nel settore delle biomasse, della cogenerazione, del fotovoltaico, del minieolico e del risparmio energetico. Altre probabilmente verranno se i prezzi dell'energia (come è probabile) rimarranno elevati e la domanda riprenderà a crescere.
In conclusione, non basta solo essere virtuosi nel risparmiare energia (ad esempio accendendo meno la luce e tenendo basso il livello del riscaldamento); bisogna anche accompagnare i nostri gesti virtuosi quotidiani e la nostra migliore conoscenza del mondo dell'energia (spesso assai scarsa) con nuove tecnologie in grado di promuovere effetti durevoli e incisivi sui consumi di energia e sulle relative emissioni di gas serra.
Oggi la crisi economica ci sta facendo risparmiare sulla bolletta energetica che nel 2009 sarà più bassa del 30% rispetto al 2008. Ma, domani, con l'auspicata ripresa dei consumi e delle produzioni industriali, ritorneremo progressivamente ai livelli del 2006 e 2007 per poi superarli. Pertanto occorre puntare, come nel caso del progetto "Industria 2015" a far partire nuove iniziative industriali e a fare più ricerca per promuovere nuove tecnologie volte a migliorare l'efficienza energetica del nostro Paese. I ricercatori ci sono; basta organizzarli meglio con adeguati programmi di medio-lungo termine (che mancano).
Per i finanziamenti credo che, oltre ad una maggiore affidabilità dello Stato nei finanziamenti pubblici, si potrebbero utilizzare pochi centesimi di euro di prelievo sul prezzo dei carburanti e delle bollette del gas (su quelle elettriche c'è già un contributo per la ricerca di sistema elettrico) per alimentare un "Fondo permanente sulla ricerca energetica" in grado di dare, se ben gestito, un notevole risultato in termini di chilowattora e Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) risparmiati e di CO2 non emessa. Una sfida per il futuro non può passare solo per progetti e programmi "annunciati". Essa deve transitare su un più efficiente sforzo di ricerca e innovazione tecnologica e su azioni concrete che spesso mancano nel nostro Paese.
Edgardo Curcio (presidente dell'Associazione italiana economisti dell'energia)