Milano, 16 novembre 2009 - 00:00

Rapporto GSE sul geotermico, l’Italia è all’avanguardia

Il GSE ha pubblicato il suo primo rapporto sul geotermico italiano, aggiornato al 31 dicembre 2008.

In realtà si dovrebbe parlare più propriamente di “geotermoelettrico”, dal momento che il rapporto del GSE si occupa “solo” di quegli impianti che, sfruttando il calore della terra, producono energia elettrica. E’ quindi stato escluso dall’indagine tutto il settore della geotermia a bassa temperatura, che utilizza sistemi di sonde geotermiche e pompe di calore per il riscaldamento e anche per il raffrescamento degli edifici.
 
Gli impianti geotermoelettrici funzionano come delle tradizionali centrali termoelettriche: il fluido geotermico (vapore d’acqua o una miscela di acqua e vapore) proveniente dal sottosuolo, alimenta una turbina collegata a un generatore elettrico. Non tutti sanno che l’Italia nel 1904 fu il primo paese al mondo a produrre elettricità da geotermico, nella centrale di Larderello presso Pisa. L’esperienza accumulata consente al nostro paese di essere pienamente autosufficiente sia sotto il profilo del know-how che della componentistica degli impianti. Oggi in Italia risultano installati 31 impianti, per una potenza complessiva pari a 711 MW e una produzione annua –dato 2008— di 5.520 GWh.
 
Questi dati posizionano l’Italia al 3° posto nella classifica mondiale di produzione di energia geotermoelettrica, dietro solo a Stati Uniti e Messico. In Italia, il geotermico contribuisce al 9,5% dell’energia prodotta da rinnovabili, mentre rispetto alla produzione elettrica totale il contributo è del 1,7%. Il rapporto GSE ha il merito di analizzare anche l’evoluzione del parco geotermoelettrico italiano negli ultimi 12 anni, dal 1997 al 2008. In questo arco di tempo, il numero degli impianti è cresciuto annualmente del 0,9%, la loro potenza media del 2,2% e la produzione del 3,2%. La potenza media degli impianti è oggi di 22,9 MW, anche se la maggior parte di essi (il 67,7%) appartiene alla classe tra 10 e 20 MW.

Una peculiarità del geotermoelettrico è la concentrazione territoriale degli impianti, che risultano economicamente competitivi solo nelle aree caratterizzate da particolari “anomalie geotermiche”. In queste zone, che mostrano spesso fenomeni geotermici visibili come geyser e sorgenti calde, il “gradiente geotermico” (il progressivo e costante aumento della temperatura del terreno all'aumentare della profondità) presenta valori ideali per lo sfruttamento geotermoelettrico.

In conclusione, il rapporto del GSE ci mostra lo stato di salute di una fonte energetica strategicamente importante, in grado di soddisfare da sola il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana. Ma analogamente all’idroelettrico, il geotermoelettrico presenta un livello tale di maturità da non far presupporre, per l’immediato futuro, nuovi impianti di grande taglia sulla terraferma

Possibili sorprese, invece, potrebbero arrivare dall’esplorazione e dallo sfruttamento delle profondità del Tirreno Meridionale, che racchiude un potenziale inesplorato di geotermico sottomarino stimabile in migliaia di gigawatt. Anche se il rapporto del GSE non fa menzione di questa prospettiva, è proprio di pochi giorni fa la notizia che il gruppo Eurobuilding Spa ha ottenuto, dal ministero dello Sviluppo economico, un permesso quadriennale per ricercare fluidi geotermici nel Tirreno. L’obiettivo dichiarato di Eurobuilding è di realizzare il primo prototipo di impianto geotermoelettrico offshore

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