Milano, 10 febbraio 2010 - 00:00

Elettricità da biomassa, la Sicilia punta sull’eucalipto

Sorgerà nella Valle del Dittaino, nei pressi di Enna, la prima centrale elettrica italiana alimentata esclusivamente con cippato di eucalipto.

Il cantiere è stato inaugurato lo scorso 8 febbraio, ma per l’avvio dell’impianto si dovranno attendere altri 25 mesi, di cui 22 per la realizzazione e 3 per la messa a punto definitiva e per i collaudi finali. Il progetto prevede una potenza installata di ben 18,7 MW elettrici: per soddisfare l’intero fabbisogno di biomassa della centrale, saranno utilizzati circa 9mila ettari di eucalipteti gestiti dal Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali. Il ciclo di crescita delle piante prevede la rigenerazione completa dei tronchi tagliati, a distanza di 9 anni dal taglio.

Ad oggi in Sicilia i boschi artificiali ammontano a circa 70.000 ettari (elaborazioni su dati INFC 2007), di cui la metà è composta di eucalipteti, distribuiti prevalentemente nella parte centro-meridionale dell’isola, in formazioni sia pure che miste. I rimboschimenti di eucalipto sono avvenuti soprattutto nei decenni compresi tra gli anni ’40 e ’70 del secolo scorso, con lo scopo primario di protezione del suolo e con la prospettiva di un successivo utilizzo del legname. E’ proprio a partire dalla consapevolezza degli scarsi risultati commerciali ottenuti in passato, che ora si cerca di trovare uno sbocco energetico per il legno di eucalitpo.

Il progetto ha richiesto il coordinamento tra soggetti diversi: la progettazione e realizzazione dell’impianto è affidata alla società di ingegneria Infrastrutture e Gestioni Spa, mentre il taglio, la cippatura e il trasporto della biomassa saranno realizzati dall’impresa Biomasse Sicilia Spa, in accordo con il Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali, che mantiene comunque la gestione del patrimonio forestale.

Le ricadute positive del progetto saranno sia sul fronte economico, con una riduzione della dipendenza dalle importazioni, sia su quello occupazionale, grazie alla creazione di numerosi posti di lavoro a livello locale. Rimangono però ancora diversi dubbi sulla sostenibilità ambientale di quella che i promotori dell’impresa hanno già definito come “filiera corta”, per la centralità dell’impianto rispetto ai siti di taglio del legname. Al momento risulta difficile stimare l’impatto, in termini di CO2 emessa, causato dalle fasi di raccolta, trasporto e cippatura del legname. Infatti tutte le filiere legno-energia, per essere davvero sostenibili, richiedono un’ottimizzazione della logistica e dei trasporti tale da ridurre gli sprechi energetici ed evitare il ricorso all’importazione di biomassa.

Confidiamo che il dimensionamento dell’impianto siciliano sia avvenuto tenendo realmente conto della disponibilità locale di biomassa, senza cedimenti verso logiche puramente speculative come quelle che in anni recenti che hanno portato l’Italia a realizzare alcune tra le centrali termoelettriche a biomassa più grandi – e insostenibili — d’Europa. Questo purtroppo è ciò che accaduto in Calabria, dove le due grandi centrali a biomassa legnosa di Crotone (20 MW) e Strongoli (40 MW) sono costrette a importare annualmente via nave circa 300mila tonnellate di legname, poco meno della metà del fabbisogno complessivo delle due centrali.