Milano, 16 marzo 2010 - 00:00

Crisi dei consumi elettrici, perché il nucleare non serve

Dati alla mano, Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile, spiega perché il ritorno dell'atomo in Italia è una follia. Meglio puntare su rinnovabili ed efficienza energetica.

Sulla base dei dati del 2009 qual è stato l'andamento dei consumi di elettricità in Italia?

Nel 2009 l'energia elettrica richiesta in rete è stata pari a 316,8 TWh, con un calo del 6,7% rispetto al 2008.

Crede che si tratti di una tendenza destinata a modificarsi nel corso degli anni, soprattutto in prospettiva 2020?

Per recuperare un calo così consistente, di circa 23 TWh rispetto all'anno precedente, ci vorranno anni. Poichè le previsioni dell'andamento del pil per il prossimo decennio sono di una crescita lenta per l'Italia e poichè c'è una tendenza, recente in Italia, alla riduzione dell'intensità elettrica del pil (per un calo dei consumi elettrici nell'industria e misure di risparmio elettrico nel domestico e nel pubblico), prevedibilmente si tornerà ai consumi elettrici del 2008 non prima del 2020.

Crede che il piano energetico del governo che prevede la costruzione di nuovi impianti termoelettrici e il potenziamento di altri sarà destinato a scontrarsi con la riduzione dei consumi?

Non c'è un vero piano energetico del Governo, ma solo alcune indicazioni: arrivare al 25% di rinnovabili, 25% di nucleare e il resto fossile, più o meno intorno al 2020 (2023 per completare il nucleare).

Non frenando lo sviluppo delle rinnovabili si arriva, invece, al 2020 a oltre 100 TWh (siamo già a 69 TWh nel 2009). Se orientativamente il consumo totale di energia nel 2020 sarà di 340 TWh, tolte le rinnovabili diventerà di 240 TWh. Con le centrali esistenti ne abbiamo prodotti solo 265 nel 2007, senza contare le nuove centrali in costruzione e già autorizzate che aggiungono ulteriori 7.000 MW, più una parte di quelle in procedura di autorizzazione. Quindi anche senza calcolare le importazioni, possiamo già individuare un rilevante eccesso di potenza termoelettrica disponibile al 2020 in Italia.

Se si prova ad applicare lo schema del 25% del governo alla previsione dei nuovi consumi al 2020, si vede che i conti non tornano: 340 TWh, di cui 170 TWh da termoelettrico, 85 TWh da rinnovabile e 85 TWh da nucleare. Il che significa un drastico taglio della produzione termoelettrica a gas esistente e un taglio delle rinnovabili (col trend attuale al 2020 saremmo oltre i 100 TWh). Se includiamo le importazioni (44 TWh nel 2009), che almeno in parte ci saranno, i tagli del gas e delle rinnovabili diventano ancora maggiori.

In questo contesto ci può essere posto per il nucleare?

In questo scenario fino al 2020 con alta probabilità, e almeno fino al 2025, il nucleare in Italia potrà  essere solo sostitutivo della produzione di altre centrali già esistenti e ancora perfettamente funzionanti: quindi potrà trovare spazio solo bloccando le rinnovabili e/o fermando centrali a gas ancora efficienti. Questo, fra l'altro, lo rende economicamente non competitivo perché costerà in ogni caso più dell'elettricità prodotta da centrali già esistenti e che hanno già del tutto — o in parte — ammortizzato i costi della loro costruzione. 

Che ruolo avranno le rinnovabili nella produzione di energia visto che entro il 2020, secondo i dettami dell'Ue, dovranno raggiungere il 17% di produzione? 

Nonostante la grave recessione, le rinnovabili elettriche sono cresciute anche nel 2009 del 13% (il solare del 400%, l'eolico del 35%, l'idroelettrico del 13%, le biomasse del 10%) e siamo passati dal 16,5% del consumo interno lordo di elettricità coperto con fonti rinnovabili al 20%. Per raggiungere il 17% del consumo finale di energia al 2020 occorre portare almeno al 30% la quota di elettricità da rinnovabili e coprire il resto (per calore e carburanti) con altre FER.

Il burden sharing è ancora al palo, così come le linee guida, ma entro il mese di giugno l'Italia dovrà presentare il suo piano per il 2020 a Bruxelles, secondo lei la crescita delle energia pulite in Italia è destinata a scontrarsi con la miopia politica del governo?

Spero di no, perchè le rinnovabili non solo sono utili all'ambiente, ma risultano essere anche fra le poche iniziative economiche che stanno andando bene in Italia.