Milano, 4 giugno 2010 - 00:00

Nella manovra finanziaria, due righe che affossano il sistema dei Certificati Verdi

“L’art. 2, comma 149, della legge n. 244 del 24 dicembre 2007 e l’art. 15 comma 1 del Dm Sviluppo economico 18 dicembre 2008 sono soppressi”.

Nel megafile della manovra finanziaria (che per giorni nessuno è riuscito a scaricare dal sito della Gazzetta Ufficiale o dal sito del Ministero), all’art. 45 si annida lo scarno dettato che toglie linfa vitale agli operatori che avevano fatto affidamento sugli incentivi dei Certificati Verdi.

Si tratta della cancellazione del dispositivo introdotto due anni fa per far fronte al problema della continua perdita di valore dei certificati sul mercato dedicato, e che affida al GSE una funzione calmierante con l’obbligo di ritiro (a prezzi prevedibili) dei quantitativi “in eccesso” rispetto alla domanda dei soggetti obbligati.  
 
Si tratta di un problema complesso, per il quale rimandiamo alle pagine del sito richiamate nei Riferimenti in fondo alla news.

Ma detto in sintesi estrema, se ci sono in circolazione più Certificati Verdi “guadagnati” dai produttori rinnovabili rispetto a quelli che i produttori non rinnovabili devono acquistare, il loro prezzo crolla e il sistema incentivante non funziona più. Cosa di cui ci si era già accorti da tempo, perché il meccanismo era viziato da parecchi errori fin dal suo nascere. Il GSE rappresentava dunque il paracadute – piuttosto forzato e non molto “di mercato” – rispetto ad uno strutturale eccesso di offerta.

Ecco il comma della Finanziaria 2008 soppresso: 

“A partire dal 2008 e fino al raggiungimento dell'obiettivo minimo della copertura del 25 per cento del consumo interno di energia elettrica con fonti rinnovabili e dei successivi aggiornamenti derivanti dalla normativa dell'Unione europea, il Gse, su richiesta del produttore, ritira i certificati verdi, in scadenza nell'anno, ulteriori rispetto a quelli necessari per assolvere all'obbligo della quota minima dell'anno precedente (...) a un prezzo pari al prezzo medio riconosciuto ai certificati verdi registrato nell'anno precedente dal Gestore del mercato elettrico (...)".

 
Dopo la morte annunciata delle detrazioni 55%, assistiamo dunque ad una mossa improvvisa di cui fanno le spese ancora una volta proprio quei settori a cui tutto il mondo riconosce oggi una funzione di rilancio e di speranza. Riportiamo qui sotto il Comunicato stampa di APER al proposito.

Ma al di là del merito del provvedimento, restano oscuri alcuni elementi, diciamo così, metodologici.

Prima di tutto: i costi a carico del GSE per i Certificati Verdi, come per tutti gli incentivi alle rinnovabili, sono spesati dalla voce A3 della bolletta elettrica. Dunque li paghiamo noi cittadini e aziende. Da quando le manovre finanziarie che tagliano i costi dello Stato si preoccupano di farci risparmiare? O forse qualcuno pensava che il sistema venisse pagato con denaro pubblico (e ha conteggiato questa cifra tra i risparmi da mostrare in Europa)?

Un’altra considerazione. Il secondo comma soppresso è relativo al Dm 18 dicembre 2008, attuativo della norma contenuta nella Finanziaria 2008, che cita tra l’altro:

“Al fine di garantire graduale transizione dal vecchio ai nuovi meccanismi di incentivazione e non penalizzare gli investimenti già avviati, nel triennio 2009-2011, entro il mese di giugno, il Gse ritira, su richiesta dei detentori, i certificati verdi rilasciati per le produzioni, riferite agli anni fino a tutto il 2010, con esclusione degli impianti di cui (...). La richiesta di ritiro è inoltrata dal detentore al Gse entro il 31 marzo di ogni anno del triennio 2009-2011.”

Il ricorso al GSE era dunque previsto per un tempo determinato, e cioè fino al marzo del 2011. In quel momento si sarebbero dovuti ritirare per l’ultima volta – al prezzo medio del 2010 – i certificati in esubero dell’anno in corso. Intanto, dal 1° gennaio 2011, dovrà (dovrebbe?) essere operante un meccanismo di attribuzione degli obblighi completamente diverso dall’attuale (vedi Riferimenti).

 
Dunque: siamo a metà dell’ultimo anno di transizione dal precedente sistema dei Certificati Verdi e se ne sta costruendo uno nuovo. E’ corretto intervenire con un colpo di scure in un momento di transizione così delicato? Ma soprattutto: qualcuno riesce a capire chi ci guadagna?

In collaborazione con Greenreport

 

Ecco il testo del comunicato di Aper, che volentieri pubblichiamo.

LA MANOVRA SULLE RINNOVABILI: IL GOVERNO CONDANNA IL SETTORE

Confermati in Finanziaria gli art. 15 e 45. Drammatiche le ripercussioni sul mercato.

Milano, giugno 2010 – Futuro sempre più incerto per le rinnovabili in Italia. Dopo giornate di intense e contraddittorie discussioni all’interno del Governo, la conferma dell’inserimento nel DL Manovra dell’art. 15 che impone agli impianti idroelettrici di grande derivazione un nuovo canone, e dell’art. 45 che cancella l’obbligo da parte del GSE di ritirare i CV in esubero, sembra confermare la precisa volontà da parte del Governo di non proseguire il cammino verso gli obiettivi europei del 2020, senza per altro incidere in nessuna maniera sui conti pubblici.
 
“Queste due misure non comportano alcun vantaggio per le casse dello Stato – evidenzia Roberto Longo, presidente di APER — al contrario si rinuncia al gettito fiscale che ne potrebbe derivare, condannando a morte un settore che mostra ancora vivacità imprenditoriale, economica e tecnologica e grazie al quale l’Italia può ancora essere competitiva nei confronti di altre economie”.

“Da non sottovalutare inoltre – continua Longo – la forte turbativa che tali provvedimenti creeranno negli istituti di credito, con conseguente perdita di credibilità del Sistema Paese nei confronti del mondo finanziario.”

L’Associazione si augura quindi che queste norme, pubblicate alla vigilia dell’invio del Piano d’Azione Nazionale dovuto entro la fine di giugno, possano ancora essere modificate permettendo l’allineamento in extremis dell’Italia alle politiche energetiche europee in materia di rinnovabili. APER lancia quindi un appello alle forze politiche perché procedano ad un’attenta e approfondita riflessione sulla questione.

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