Milano, 20 luglio 2010 - 00:00

Fondo rotativo per Kyoto, dopo tante promesse nulla si muove

A quasi quattro anni dalla sua istituzione, il Fondo rotativo per Kyoto – che stanzia 600 milioni di euro per investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica - non è ancora partito.

Ricordiamo che il Fondo rotativo per Kyoto è stato concepito come uno strumento finanziario, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa e dal Ministero dell’Ambiente, che prevede l’erogazione di 200 milioni di euro l’anno – per tre anni — a favore di cittadini, imprese (tra cui le ESCo) e soggetti pubblici, sotto forma di prestiti a tasso agevolato, per un’ampia serie di interventi in tecnologie pulite.

Per attivare definitivamente il meccanismo,  basterebbe una circolare applicativa, attesa da oltre un anno e ad oggi mai pervenuta. Pur nel suo iter lungo e travagliato, il Fondo rotativo è stato interamente definito nel suo funzionamento e nella sua impalcatura legislativa. Ne riassumiamo qui brevemente i principali passaggi normativi:

• i commi 1110-1115 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 (Finanziaria 2007) istituiscono il Fondo rotativo per  Kyoto. Entro tre mesi dall’entrata in vigore della Finanziaria, dovevano essere stabilite le modalità di erogazione dei Finanziamenti per il triennio 2007-2009 (sic), mediante un Dm del Ministero dell’Ambiente;

• il decreto ministeriale viene firmato il 25 novembre 2008, mentre la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avviene soltanto il 21 aprile 2009. Entro 60 giorni da tale data doveva essere emanata la specifica circolare applicativa;

• il Dm Economia 17 novembre 2009 (in Gu il 22 gennaio 2010) fissa il tasso di interesse per i prestiti agevolati “nella misura dello 0,50 per cento annuo”.

La pubblicazione del Dm Economia 17 novembre 2009 aveva illuso molti cittadini e operatori del settore sull’imminente partenza del meccanismo. E certamente le contraddittorie dichiarazioni in merito da parte di diversi funzionari e dello stesso Ministro dell’Ambiente non hanno contribuito a fare chiarezza. Anzi.

In data 9 luglio 2010, in un’intervista al portale libero-news, il Ministro Prestigiacomo ha dichiarato: “abbiamo attivato il ‘Fondo di rotazione per Kyoto’, allo scopo di contribuire al superamento di parte delle difficoltà finanziarie che ancora ostacolano la diffusione di progetti e tecnologie per le rinnovabili e l’efficienza energetica, (...)”. Si tratta evidentemente di una mezza verità. E soltanto pochi giorni dopo, il 14 luglio, in occasione dell’inaugurazione dell’impianto Archimede a Priolo, la Prestigiacomo “ha annunciato l'accordo con il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini  per utilizzare una quota del fondo rotativo per Kyoto per finanziare progetti nel campo della ricerca energetica” (fonte Radiocor-il Sole24Ore).

Insomma pare proprio che, ancor prima di partire, il Fondo per Kyoto sia destinato ad essere almeno parzialmente privato delle proprie risorse. Intanto il tempo passa e la scadenza del 31 dicembre 2012 prevista dal Protocollo di Kyoto – fine del mondo permettendo — è dietro l’angolo. A questo punto, ci chiediamo che senso potrebbe avere un fondo triennale “per Kyoto” la cui efficacia  – nel migliore dei casi, ipotizzandone oggi stesso l’avvio — si concluderebbe nel Luglio 2013, quando ormai staremo pagando già da sei mesi una salatissima multa (stima ad oggi: 1.366.687.000 euro) per il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione stabiliti proprio dal Protocollo di Kyoto.

Per approfondire il meccanismo economico e conoscere l’intera gamma degli investimenti finanziabili, consigliamo di visitare le pagine di Nextville dedicate al Fondo per Kyoto (vedi Riferimenti).

Pagine correlate