Milano, 16 novembre 2010 - 00:00

Fine mandato di Ortis e Fanelli. Che ne sarà dell’Autorità per l’Energia?

Gli osservatori, gli esperti e gli operatori più attenti sanno che l’Autorità ha avuto in questi anni una guida di eccezionale equilibrio e competenza. In pratica l’unico timone saldo nel tempestosissimo mare delle politiche energetiche del nostro paese.

Ma il collegio dell'AEEG, composto da Alessandro Ortis e Tullio Fanelli (avrebbero dovuto essere in cinque, ma hanno lavorato da soli), scade il  15 dicembre.

Anche la nostra redazione desidera attestare la sua stima a questo tandem, la cui azione ha sempre mostrato una non comune capacità di gettare luce nelle pieghe oscure della norma e di intervenire nel momento giusto per denunciare passi falsi e distorsioni di mercato, facendosi interprete dei diritti dei cittadini e dei piccoli operatori. Sono stati fatti oggetto di numerosi attacchi politici, e ricordiamo che l’attuale governo ha cercato di depotenziare e perfino abolire l’Autorità, per fortuna senza successo. 

E adesso? Il nuovo collegio non è ancora stato nominato (c’è ben altro da fare), dunque da metà dicembre l’AEEG rischia il black out. La stessa Autorità ha inviato nei giorni scorsi al Consiglio di Stato una richiesta di parere urgente per sapere se, alla scadenza del mandato – e in mancanza delle nuove nomine – il Collegio debba cessare le proprie funzioni o restare in carica fino al perfezionamento dell’iter istituzionale.

Intanto anche le Associazioni dei consumatori Adiconsum, Adusbef, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Movimento Consumatori lanciano l'allarme sul vuoto di regolazione che si verrebbe a creare e rivolgono un appello al ministro dello Sviluppo economico perché  dia avvio alla procedura di rinnovo del Collegio.

Perché se l’Autorità non è operativa, si bloccano alcune attività essenziali, come l’aggiornamento trimestrale delle bollette per le famiglie, i bonus per le famiglie in difficoltà, le ispezioni e i controlli per scovare i comportamenti lesivi del mercato (e dunque degli utenti).

Ricordiamo che l’iter di nomina è il seguente: il ministro dello Sviluppo economico esprime 5 nominativi di persone indipendenti e qualificate. Le Commissioni parlamentari le votano con la maggioranza di almeno i due terzi.

Il momento politico e parlamentare non consente di essere sereni al proposito. Ma soprattutto è difficile immaginare che il ministro Paolo Romani possa in così breve tempo individuare una rosa di nomi si avvicinino al livello di competenza e integrità che ci hanno assicurato Ortis e Fanelli e che siano in grado di non farceli rimpiangere.