Milano, 25 novembre 2010 - 00:00

Se una farfalla batte le ali... ci tagliano l’erba sotto i piedi

La Legge di stabilità prevede il taglio drastico del 5 per mille per l’anno 2011.

Un battito d’ali che rischia di trasformarsi in un tornado: per la dignità dei cittadini, per la ricerca e dunque anche  per i settori e gli operatori che della ricerca hanno disperatamente bisogno.

Per chi lo avesse dimenticato, il 5 per mille è stato introdotto nella finanziaria 2006, e via via rinnovato ogni anno, con qualche modifica. La più consistente è intervenuta con la Finanziaria 2010, che stabiliva il tetto massimo di 400 milioni all’eborso da parte dell’Erario.

Richiamiamo l’attenzione sulla natura di questo dispositivo: significa che per ogni 1000 euro di tasse Irpef che il cittadino paga, egli può destinare 5 euro ad un ente di volontariato o di ricerca scientifica. Questa inezia non corrisponde certo  ad un “non pagamento di imposte”, ma semplicemente ad un diverso tragitto del flusso della tassazione. Invece di versare questi pochi euro alle casse dello Stato, che poi ne destinerà l’utilizzo (eventualmente anche alla ricerca), il cittadino è stato investito della possibilità e responsabilità di decidere direttamente il finanziamento di una attività socialmente utile.

La manovra finanziaria attualmente in discussione abbassa a 100 milioni il tetto massimo che lo Stato è disposto a farci gestire direttamente.

Un ragionamento: non è dato sapere quanto il precedente tetto di 400 milioni abbia già tagliato quel che pensavamo di aver "inviato" alle attività socialmente utili, togliendolo alle pasticciatissime casse comuni. Mettiamo (ma è una finta) che ne restassero solo 100 inevasi (e già incamerati nel gettito complessivo). Il nostro 5 per mille sarebbe già stato tagliato di 1/5, diventando un 4 per mille.  Con questo nuovo taglio, il nostro contributo diretto si ridurrebbe, in pratica, all'uno per mille. Forse, come è stato proposto da più parti, sarebbe meglio almeno essere trasparenti e non fingere che i cittadini  dispongano di una certa percentuale — illudendoli — per poi negare nei fatti la disponibilità dei fondi.

Questo ultimo "leggero ritocco", unito agli altri tagli che stanno intervenendo sulla ricerca e sull’università, provocherà un grave danno a tutte quelle strutture (strettamente senza fine di lucro) che in questi anni dal 5 per mille hanno ricevuto ossigeno per studi e sperimentazioni, tra cui quelli per le nuove tecnologie e le nuove applicazioni.

Girano in rete numerose richieste di sottoscrizione ad un ripensamento di questa balorda disposizione. Basta cercare su Google “appello 5 per mille”.