Dall'energia osmotica il 13% del fabbisogno mondiale
Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'università di Standford sarà possibile soddisfare il 13% del fabbisogno mondiale sfruttando l'energia prodotta dal passaggio dell'acqua dolce dei fiumi in quella salata del mare.
Su Nextville avevamo parlato lo scorso anno di questa tipologia di energia rinnovabile prendendo ad esempio l'impianto pilota di Tofte, in Norvegia (vedi Riferimenti). Quest'ultimo sfrutta il processo di osmosi e permette di sfruttare l'energia che si sprigiona alla foce dei fiumi, quando l'acqua dolce finisce nell'acqua salata.
Secondo i ricercatori di Standford lo svantaggio maggiore di questo genere di impianti è rappresentato dalle dimensioni della membrana utilizzata per generare elettricità. Da qui l'idea di utilizzare una semplice batteria composta di due elettrodi — uno negativo e l'altro positivo. Immersa inizialmente in acqua dolce e caricata elettricamente, la batteria viene poi sistemata in acqua salata, che contiene 60-100 volte gli ioni presenti nell'acqua dolce. Questo porta a un incremento del potenziale elettrico tra i due elettrodi e fa sì che si possa ottenere più elettricità di quella impiegata per caricare inizialmente la batteria.
Tanto per dare un'idea dell'energia che si potrebbe ricavare con un sistema del genere, basti pensare che un impianto che opera a 50 metri cubi al secondo potrebbe produrre più di 100 megawatt di elettricità. Calcolando che la portata media dei fiumi italiani è molto più elevata (quella del Po è di 1540 mc/s) sono evidenti le potenzialità di questa nuova tecnologia.
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Stanford researchers use river water and salty ocean water to generate electricity
Il sito della Stanford University