Milano, 3 settembre 2011 - 00:00

Fotovoltaico per le Pubbliche Amministrazioni: GSE e Parlamento interpretano diversamente

E’ controversa una parte della definizione di Piccoli Impianti nel testo del Quarto Conto energia. Il GSE ne dà una lettura, la Commissione parlamentare avanza dei dubbi.

Nel testo del Quarto Conto energia (Dm 5 maggio 2011), i Piccoli Impianti  – che godono di particolari facilitazioni – sono così definiti: “...gli impianti fotovoltaici realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1000 kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche...”.

Nella prima stesura del decreto, la parte finale della definizione era diversa: “...nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati dalle Amministrazioni Pubbliche”. E nel suo Vademecum sulle Energie rinnovabili, nella fretta della chiusura redazionale, la redazione di Nextville ha purtroppo riportato questa dizione sbagliata. Annotando che ciò faceva originare il diritto dalla realizzazione dell’impianto da parte dell’Amministrazione e non dalla disponibilità dei suoli o degli edifici, e nemmeno dalla responsabilità dell’impianto.  Al proposito ci scusiamo, invitando chi ha il testo a provvedere alla correzione a pag. 129 e 143.

La definizione del Dm 5 maggio ha suscitato comunque perplessità di interpretazione, tanto che nel redarre le Regole applicative, il GSE ne ha specificato meglio il significato:

“...in particolare la dizione della norma ‘edifici ed aree delle Amministrazioni pubbliche’ è da intendersi nel senso che le aree e gli edifici devono essere di proprietà della PA, che direttamente li utilizza per l’installazione di un impianto fotovoltaico o li mette a disposizione di altro soggetto (cui è conferito un diritto reale o personale di godimento), che pertanto figura come Soggetto Responsabile.” (Vedi Riferimenti).

Le incertezze però non sono terminate. La Commissione Bilancio del Senato, nell'ambito dell'esame del decreto legge n. 138/2011 (Manovra2) ha chiesto al Governo una ulteriore chiarificazione.  Ritiene infatti che la norma possa avere un effetto discriminante tra Comuni che hanno ampie proprietà immobiliari e Comuni che non le hanno, cioè i più piccoli. Sarebbe sufficiente, si ritiene, sancire che è sufficiente la “disponibilità delle aree” (attraverso formule di usufrutto,  diritto di superficie, affitto agrario ecc.).

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