Rilancio dell’economia, settore energetico e 55%
Nella bozza di decreto in discussione, tra molte semplificazioni per petrolio e gas, c’è anche la proroga delle detrazioni 55%. Con non poche rimodulazioni.
Il documento è titolato “Misure per la realizzazione di infrastrutture e investimenti nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni”. Gran parte del provvedimento è dedicata alle infrastrutture del comparto petrolifero e del gas, per le quali si annunciano semplificazioni autorizzatorie e altri benefici. Tra le semplificazioni vi è l’eliminazione della tracciatura della benzina e dei controlli sul divieto di traslazione della Robin Tax (vedi editoriale 11 settembre nei riferimenti).
Un breve punto è dedicato alla costituzione di una società mista pubblico-privato per la realizzazione delle infrastrutture per la banda larga.
Tra le misure a favore delle imprese compare la costituzione di un consorzio obbligatorio nel settore dei laterizi, “per rendere più efficienti i processi produttivi e ridurre il loro impatto ambientale”. Non seguono ulteriori spiegazioni.
Nella sezione “Misure di finanziamento di interventi e misure tributarie” sono infine annunciati tre provvedimenti di un certo interesse:
• il rifinanziamento degli investimenti per la metanizzazione dei Comuni;
• la deducibilità degli interessi passivi (nel limite del 30% del reddito operativo) per le società a capitale prevalentemente pubblico che costruiscono o gestiscono impianti per la fornitura di acqua, energia, teleriscaldamento, smaltimento e depurazione;
• la proroga delle detrazioni per l’efficienza energetica.
Come potrebbe essere il nuovo 55%
Un lungo prologo alle poche righe contenenti le misure vere e proprie sostiene che la promozione dell’efficienza energetica è utile sia dal punto di vista degli obiettivi energetici del paese, sia per le ricadute economiche (per il valore anticiclico dei “cosiddetti settori della green economy”). Essendone noi già convinti in partenza, ci rallegriamo di questa seppur tardiva presa di posizione.
Si propone dunque la proroga per tre anni della misura, la quale “potrebbe essere accompagnata da alcune rimodulazioni”. E cioè:
• introduzione di tetti di spesa sugli specifici interventi, definiti in modo diverso dagli attuali.
Nel meccanismo oggi operante, ad esempio, il limite massimo detraibile per i pannelli solari è di 60.000 euro. Nell’esempio riportato per cenni dalla bozza di decreto si dice che potrebbe essere fissato un tot massimo di euro per metro quadrato di pannello.
Analogamente, per la sostituzione di impianti di riscaldamento è attualmente detraibile un massimo di 30.000 euro di spesa. Nell’esempio riportato dalla bozza di decreto si dice che potrebbe essere fissato un tot massimo di euro per kW della caldaia.
• reintroduzione delle detrazioni per elettrodomestici efficienti e pompe di calore, ma con detrazione più bassa.
Qui c’è certamente un errore di formulazione. Prima di tutto le pompe di calore sono già previste nell’attuale meccanismo, purché rispettino determinati requisiti tecnici. Dunque non si tratta di reintroduzione nel 55%, ma di un cambio di percentuale di detrazione (non specificata).
Gli elettrodomestici ad alta efficienza non sono invece mai entrati nel pacchetto delle detrazioni 55%, e hanno goduto di tre diverse misure, di cui due molto poco riuscite.
La prima misura, l'unica realmente efficace, prevedeva una detrazione del 20% — per un massimo di 200 euro per apparecchio — per le spese sostenute per l’acquisto di frigoriferi, congelatori e frigocongelatori di classe non superiore ad A+ in sostituzione di apparecchi esistenti. Tale detrazione è scaduta il 31 dicembre 2010.
Una seconda misura, invece, è rimasta operativa solo per pochi mesi, e cioè dal 7 febbraio al 31 dicembre 2009 (Dl 10 febbraio 2009, n.5, convertito in legge il 9 aprile 2009). Prevedeva una detrazione del 20%, ma solo per acquisti effettuati in concomitanza con interventi che avrebbero goduto della detrazione 36%. Un breve pasticcio.
La terza, ritenuta universalmente un flop, era il bonus contenuto nel cosiddetto Decreto incentivi del marzo 2010, che spruzzava 300 milioni su un repertorio di settori, micro-settori e macchinari “ad alta efficienza”, tra cui alcune tipologie di elettrodomestici. Si trattava non di una detrazione ma di un vero e proprio sconto. Molti ricordano il meccanismo: bisognava prenotare il prodotto da un negoziante il quale, tramite complesse procedure alle Poste, a sua volta doveva appurare se erano ancora a disposizione fondi per concedere lo sconto... Un pasticcio molto superiore al precedente.
• Detrazione inferiore da subito, cioè 41% anziché 55%, per alcune tipologie di intervento. Gli esempi riportati sono le finestre e le piccole caldaie.
Si tratta, come ha dichiarato l’Enea, della gran maggioranza degli interventi, e non è difficile dedurre che siano quelli effettuati dalle famiglie e dalle piccole strutture. Purtroppo il 41% assomiglia molto – come percentuale – al caro vecchio 36%, soprattutto se spalmato su dieci anni. Potrebbe scoraggiare molti dall'intraprendere le faticosissime procedure e soprattutto suggerire il ricorso ad un assai più promettente sconto con pagamento in nero. Potrebbe soprattutto scoraggiare gli anziani, in pratica gli unici soggetti che oggi ancora possono permettersi di finanziare migliorie alla loro casa.
Resta infine il dubbio che abbiamo più volte espresso in varie news e editoriali: se dal 2012 iniziano i tagli indiscriminati a tutte le agevolazioni fiscali, il 55% diventerà nel 2013 il 44%, il 41% diventerà il 32,8% e il 36% diventerà il 28,8%.
Noiosamente continuiamo a domandarci se qualcuno ai tavoli delle trattative se ne è accorto. L'intero marchingegno potrebbe risolversi in una misura che semplicemente non funziona, né per gli obiettivi al 2020 né per il rilancio economico. Con buona pace della "cosiddetta green economy".
Pagine correlate
-
nel sito: il meccanismo attuale
-
Manovra 2011, novità detrazioni 36% - 55% e altro
news: i tagli alle agevolazioni fiscali
-
editoriale 11 settembre