Raccolta, riciclo e smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Da oggi anche in Italia

La convergenza tra Cobat (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) e Comitato Ifi (Industrie Fotovoltaiche Italiane) permetterà di risolvere un problema ambientale che il nostro Paese prima o poi doveva affrontare. Visti i numeri ormai crescenti del settore la questione del riciclo e dello smaltimento dei pannelli (20-25 anni la durata media stimata) diventa indubbiamente cruciale. Attualmente sono infatti 50 milioni i moduli presenti sul territorio nazionale, suddivisi in 281.392 impianti fotovoltaici, che si estendono su un'area di 75 chilometri quadrati per una potenza complessiva di 11 mila MW. Di questi, però, solo il 25% è prodotto in Italia mentre il 75% è di importazione e, dunque, risulta difficile tracciare i materiali presenti al loro interno.

Aderendo alla filiera, scrive il Cobat, "i produttori, i distributori e gli importatori operanti sul territorio italiano, potranno garantire ai propri clienti il ritiro ed il successivo riciclo dei moduli fotovoltaici esausti, in modo da poter rilasciare agli stessi i requisiti certificativi necessari per beneficiare delle tariffe incentivanti previste dal decreto" (Conto Energia ndr).

Cobat istituirà una banca dati centralizzata che sarà resa accessibile alla consultazione anche delle autorità competenti mentre la gestione dei pannelli sarà resa possibile grazie a una mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti installati a livello nazionale, facilmente consultabile anche da GSE.

Tutte le parti metalliche e di vetro verranno riciclate in Italia mentre la cella verrà inviata all'estero per lo smaltimento, visto che attualmente in Italia non esistono impianti adatti. Ma per ovviare a questo problema verrà istituito un tavolo tecnico che analizzi le tecnologie di trattamento e riciclo per moduli fotovoltaici a fine vita esistenti sul mercato, considerando anche le diverse tipologie di pannelli esistenti, con l'obiettivo di realizzare un progetto per un impianto pilota, che faccia poi da apripista per la costruzione di un primo impianto nazionale di questo genere.