Fotovoltaico, un nuovo inverter per stabilizzare la rete
Una nuova tecnologia consente ora agli inverter degli impianti fotovoltaici di grandi dimensioni (almeno 4 MW) di stabilizzare la rete, immettendovi grandi quantità di energia reattiva.
In un impianto fotovoltaico l’inverter ha il compito di convertire la corrente continua in corrente alternata a tensione 220 volt, rendendola adatta per l’immissione in rete e per l’autoconsumo. Prendiamo l'esempio della Germania, dove la rete è divisa in quattro livelli: le linee ad altissimo voltaggio (almeno 380 kv), quelle ad alto voltaggio (almeno 110 kv), quelle a medio voltaggio (20 kv) e le reti di distribuzione locale che hanno 400 volt e tre fasi. Se troppa energia viene immessa in rete, il voltaggio aumenta, le linee iniziano a surriscaldarsi e quindi c'è bisogno di immettere in rete energia reattiva dalle centrali.
L'energia reattiva serve da supporto alla rete in questi casi. Di solito viene presa dalle grandi centrali, ma grazie a questi inverter un megaimpianto solare di centinaia di megawatt sarebbe in grado di produrre la stessa quantità di energia reattiva di una centrale atomica, ad esempio. Comunque anche attraverso impianti più piccoli (4-8 MW) è possibile stabilizzare le rete regionali. Questa nuova tecnologia può essere utilizzata anche nelle centrali eoliche, ma non nei piccoli impianti fotovoltaici perché risulterebbe troppo costosa.
Il nuovo inverter funziona come un oscillatore phase-shift, e proprio questa caratteristica permette alla rete di trasferire più energia, in quanto risincronizza il sistema trifase. Durante il giorno, questo avviene normalmente attraverso l'energia prodotta, mentre ora, con il nuovo sistema, sarà possibile farlo anche di notte o con il cielo nuvoloso.
Una soluzione come questa è molto più economica (circa la metà) rispetto alla possibilità di espandere la rete, ed evita così di non costruire neanche un nuovo pilone e triplicare la quantità di energia in rete.
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