Milano, 12 giugno 2012 - 00:00

La nuova frontiera del fotovoltaico sottomarino

Secondo le ricerche effettuate da Phillip Jenkins e dal suo team di ricerca dello U.S. Naval Research Laboratory presto sarà possibile sfruttare il solare fotovoltaico anche sott'acqua.

Attualmente gli scienziati americani hanno dimostrato che le celle solari sono in grado di generare 7 watt per metro quadrato alla profondità di 9,1 metri, contro i 110-220 watt delle celle in superficie, ma un cifra sufficiente, dicono dallo U.S. Naval Research Laboratory, a dimostrare le potenzialità della tecnologia sia in acque profonde che vicino alla costa.

Per raggiungere questi risultati di efficienza è stato necessario ottimizzare le celle perché assorbissero il ristretto spettro di luce visibile sotto la superficie del mare. Per fare questo sono state impiegate celle ad alte prestazioni di Gallio Indio Fosfato (GaInP) al posto delle tradizionali al silicio. Queste celle sono in grado di assorbire meglio le lunghezze d'onda dello spettro tra il blu e il verde e ideali quindi per catturare la luce filtrata dall'acqua.

Il prossimo passo della ricerca è capire come la tecnologia si comporterà sul lungo termine e quanto la qualità delle acque potrà influenzare le sue prestazioni. Ma non è solo questo il parametro da tenere in considerazione, ma anche il livello di sedimentazione dei detriti nonché la degradazione del sistema nel corso del tempo.

Le celle fotovoltaiche sottomarine potranno essere molto utili, dicono i ricercatori, per alimentare autonomamente sistemi di monitoraggio dell'inquinamento delle acque o di studio delle creature marine perché a differenza di altri sistemi non avranno bisogno di batterie. Siamo ancora lontani dallo sviluppo di sistemi su scala commerciale di questo tipo, ma si tratta certamente di un opzione a lungo termine di cui iniziare a dibattere.

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