Le sinergie in campo per promuovere l'innovazione: l'esempio del fotovoltaico
Un freebook analizza quali sono stati i fattori che hanno determinato lo sviluppo dell'industria fotovoltaica in Germania, Giappone e California.
In The Policy Drivers of Photovoltaic Industry Growth in California, Germany, and Japan, scaricabile gratuitamente su Freebookambiente.it, Isabella Alloisio analizza l’industria fotovoltaica allo scopo di individuare i fattori che hanno portato al suo sviluppo nei Paesi che per primi hanno inventato e promosso questo tipo di tecnologia: la Germania, il Giappone e la California.
Isabella Alloisio, ora in forza presso l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, è Dottore di ricerca in Economia e Diritto del commercio internazionale, manager nel settore della regolazione dell’energia, autrice di articoli su regolazione energetica e politica internazionale. Già ricercatrice nel settore dell’energia rinnovabile, con una specializzazione in energia solare, presso l’Università della California di Berkeley e l’Università Bocconi, IEFE, è esperta di politica internazionale e ha lavorato presso enti governativi e organismi internazionali, Nazioni Unite di New York e Ginevra e Parlamento Europeo.
Nel freebook, l'autrice mette in evidenza come "le politiche che puntano alla promozione della ricerca hanno avuto una correlazione decisa e positiva con la crescita dell’industria fotovoltaica". Meno efficace è stato, invece, l'influsso delle politiche a sostegno dell’energia solare, le quali "hanno inciso solo indirettamente sulle performance di mercato di questa industria" e hanno agito quando il mercato era già in espansione, favorendo perlopiù la concorrenza tra imprese.
Un caso esemplare in questo senso è quello del Giappone, "dove decisive politiche di ricerca e sviluppo negli anni immediatamente successivi alla prima crisi petrolifera, accompagnati da considerevoli investimenti privati da parte delle aziende, hanno portato a ingenti investimenti in nuove tecnologie di energia solare fotovoltaica. Il Giappone ha puntato allo sviluppo di un’industria nazionale solida, e non si è invece concentrato molto sulla crescita dell’installato nazionale, che è principalmente residenziale, favorendo in tal modo l’esportazione e l’affermarsi delle aziende giapponesi nel mercato globale come le prime del settore".
Insomma, i punti di forza dell’industria fotovoltaica giapponese sono stati:
• una collaborazione tra le industrie del settore in fase di ricerca, fortemente sostenuta dal governo,
• e l’attenzione all’intellectual property. Le aziende giapponesi hanno registrato i propri brevetti in molti paesi.
"In Italia invece, — prosegue l'autrice nell'intervista rilasciata a Puntosostenibile.it — negli anni scorsi, non è stata promossa la ricerca e l’innovazione tecnologica ma, fin da subito, è stato introdotto un incentivo molto generoso sul kWh prodotto. È mancata una politica industriale specifica, che non ha saputo mettere a frutto la crescita del mercato interno per sostenere lo sviluppo di una filiera nazionale. Questa politica non ha fatto altro che attrarre investitori (anche esteri), spesso interessati non dallo sviluppo tecnologico ma dalla prospettiva di rapidi guadagni resi possibili da incentivi elevatissimi. Così in Italia non si è sviluppata una vera industria fotovoltaica, ma si è assistito a un forte impulso nella sola installazione dei pannelli fotovoltaici, con numeri evidentemente destinati a ridursi a seguito del venire meno dei generosissimi incentivi".
Una strategia politica che voglia, invece, promuovere l'innovazione e lo sviluppo dell'industria, prima di tutto dovrebbe sostenere la ricerca con efficaci forme di finanziamento. E poi aiutare l’industria in grado di implementare nuove tecnologie, individuate grazie alla ricerca stessa.
Solo successivamente, se necessario, si può avviare una politica volta alla diffusione delle nuove tecnologie con incentivi ad hoc.