Milano, 1 settembre 2014 - 00:00

Geotermia, le potenzialità di una grande dimenticata

Secondo l'Earth Policy Institute nel 2013 l'elettricità generata dall'energia geotermica nel mondo è cresciuta del 3%, il miglior risultato dal 2007, ma le potenzialità sono molto più elevate.

11.700 megawatt installati in 24 paesi del mondo e un potenziale 50 mila volte superiore rispetto alle riserve di petrolio e gas: sono questi i numeri snocciolati dal rapporto presentato nei giorni scorsi dall'Earth Policy Institute. Confrontato con le crescite dell'eolico (21% l'anno dal 2008) e del fotovoltaico (53% l'anno) quello della geotermia (+3%) non rappresenta certamente un risultato eclatante, ma è il dato più significativo degli ultimi 7 anni per questa forma di energia rinnovabile.

A differenza delle altre rinnovabili (eolico, solare), per le quali è piuttosto semplice misurare, ad esempio, la velocità del vento o la radiazione solare nelle località dove si intende installare un'impianto, il geotermico presenta maggiori difficoltà di individuazione delle risorse. I test di trivellazione sono infatti costosi, circa il 15% della spesa complessiva di un impianto, e non garantiscono di individuare un sito adatto. Una volta costruito, però, un impianto geotermico può generare elettricità 24 ore al giorno, con bassi costi di manutenzione e un "carburante" a costo zero, che lo rendono competitivo con qualunque altro tipo di impianto, compreso il nucleare e il petrolio.

Per ciò che riguarda la potenza installata, i primi tre paesi al mondo sono Stati Uniti, Filippine e Indonesia, che da soli provvedono al 50% dell'energia geotermica prodotta nel mondo. La quota degli Stati Uniti (3440 MW) è coperta per l'80% dalla California. A seguire nella classifica mondiale ci sono Italia, Nuova Zelanda e Islanda. Nonostante le cifre, l'energia geotermica prodotta negli Usa copre solo l'1% del fabbisogno energetico del paese mentre in Islanda tale quota arriva al 29%. In questa speciale classifica seguono El Salvador (25%), Kenya (19%), Filippine (15%), Costa Rica (15%) e Nuova Zelanda (14%).

Fra tutti i paesi elencati, quello con gli obiettivi più ambiziosi è l'Indonesia, che prevede di raggiungere i 10 mila MW entro il 2025, una quota considerevole se si considera che negli ultimi quattro anni la capacità indonesiana è cresciuta solo di 150 MW. Ma grazie a una nuova legge approvata recentemente si auspica che la situazione si potrà sbloccare, soprattutto perché l'energia geotermica non sarà più classificata come attività mineraria, un fatto che finora avevo reso difficile la trivellazione nelle aree forestali, dove si trovano la maggior parte delle risorse.

Prima ancora che la legge divenisse effettiva, nel giugno scorso, l'azienda Ormat aveva già iniziato i lavori di costruzione del più grande impianto geotermico al mondo: un progetto da 330 MW nella zona settentrionale di Sumatra, che dovrebbe diventare operativo nel 2018. L'Indonesia è uno dei 40 paesi in via di sviluppo che stanno cercando di produrre elettricità da risorse geotermiche autoctone, il problema è però spesso rappresentato dai costi proibitivi di un'operazione del genere.

Per promuovere lo sfruttamento di questo tipo di risorse la Banca Mondiale ha dato vita, nel marzo 2013, al Global Geothermal Development Plan, che già nel dicembre scorso ha permesso di mettere a disposizione i primi 115 milioni di dollari dei 500 previsti per i test di trivellazione per progetti di geotermia in località individuati nei paesi in via di sviluppo. L'obiettivo e la speranza di questo progetto è che l'esperienza maturata con questa iniziativa consentirà di abbassare notevolmente i costi dell'industria geotermica.

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