Le decisioni del Consiglio Ue sul pacchetto clima-energia per il 2030
Il Consiglio Ue accoglie solo in parte gli obiettivi al 2030 proposti dalla Commissione: riduzione della CO2 del 40%, obiettivo del 27% per le rinnovabili e 27% (invece che 30%) per l'efficienza energetica.
Nel gennaio scorso, con la Comunicazione COM(2014), la Commissione europea aveva presentato al Parlamento e al Consiglio europeo il pacchetto clima-energia per il 2030. Esso prevedeva una riduzione della CO2 del 40%, un obiettivo non vincolante del 27% per le rinnovabili e politiche più ambiziose in materia di efficienza energetica.
Dopo che le tensioni tra Europa e Russia avevano messo al centro del dibattito europeo la sicurezza energetica, il nodo più spinoso del risparmio energetico tornò a tenere banco sul tavolo delle trattative dell'esecutivo Ue che, con la Comunicazione COM(2014) 520 final del luglio scorso, tramutò la proposta di politiche più ambiziose per l'efficienza energetica in un obiettivo non vincolante del 30%. Nel contempo, la Commissione intervenne anche sull'obiettivo del 27% per le rinnovabili che passò da non vincolante a vincolante. La proposta, così ridefinita, doveva essere approvata sia dal Consiglio che dal Parlamento europeo.
Ieri, 23 ottbre 2014, il Consiglio Ue ha accolto quest'ultima proposta della Commissione, confermando solo in parte gli obiettivi : 40% di riduzione dei gas climalteranti (obiettivo vincolante), 27% di energia da fonti rinnovabili (obiettivo vincolante) e 27% (e non 30% come proposto dalla Commissione) di riduzione dei consumi (obiettivo non vincolante). Il Consiglio si è, però, riservato la possibilità rivedere gli obiettivi dopo il vertice ONU sul clima, che si terrà a dicembre del 2015.
Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato che la decisione del consiglio si basa su tre principi: "In primo luogo, l'equità: ogni paese potrà contribuire al raggiungimento degli obiettivi, in base al grado di prosperità economica e alle sue capacità. In secondo luogo, la solidarietà: i Paesi con economie meno floride, saranno agevolati sia attraverso l'assegnazione di obiettivi adeguati alle loro possibilità, sia con risorse addizionali che gli consentano di recuperare il ritardo nella transizione verso la decarbonizzazione dell'economia. In terzo luogo, la parsimonia: le risorse dovranno essere impiegate nel modo più economicamente vantaggioso, dal punto di vista dell'Europa nel suo insieme".
Riguardo, in particolare, alla riduzione dei consumi, Van Rompuy ha aggiunto che l'obiettivo del 27% è puramente indicativo e verrà riesaminato entro il 2020.
Le reazioni
Molto critiche le associazioni ambientaliste e quelle di categoria. Il direttore generale di Greenpeace Europa, Mahi Sideridou, ha dichiarato che "la lotta globale contro il cambiamento climatico ha bisogno di una politica d'urto radicale ... L'Europa può e deve fare di più per fermare gli impatti più devastanti del riscaldamento globale".
"È sbalorditivo vedere come i nostri leader europei hanno perso una storica occasione per dar prova di leadership, visione e lungimiranza — ha dichiarato Jan TE Bos, Direttore generale di Eurima, l'Associazione europea dei produttori di materiale isolante — Invece di cogliere questa occasione, hanno deciso di nascondersi dietro agli interessi nazionali a breve termine e di continuare a fare affari col passato, piuttosto che col futuro".
Rimanendo in casa nostra, assoRinnovabili ha "l’impressione è che i Capi di Governo dell’Unione Europea si siano limitati al “compitino”, rimanendo sordi agli inviti di maggior coraggio che fino all’ultimo sono arrivati dal settore della green economy e perdendo lo slancio “rivoluzionario” che aveva caratterizzato il pacchetto “20-20-20”. Pur apprezzando in parte il lavoro svolto — commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente dell’associazione – ritengo si potesse e dovesse fare di più".
Parla, invece, di vera e propria sciagura Francesco Ferrante secondo cui "a Bruxelles è successo qualcosa che certifica un arretramento, una mancanza di visione della prospettiva futura forse persino più grave delle difficoltà che viviamo ... per il secondo paese manifatturiero d’Europa (che siamo noi) guidato da una classe dirigente e da un sistema politico che di questi temi non si occupa affatto e quando lo fa pensa a follie come le “trivelle libere” che vuole Renzi, la notizia europea è una sciagura".
Negativa è anche la posizione di Legambiente: il presidente, Vittorio Cogliati Dezza, non usa mezzi termini: "Una grande occasione sprecata. L’Italia si è limitata a svolgere un ruolo semplicemente notarile di presidente di turno dell’Unione europea cedendo alla minacce di veto britanniche e polacche. Il nostro governo ha mostrato la sua scarsa capacità di leadership e volontà politica di investire nello sviluppo di un’economia europea a basse emissioni di carbonio cedendo alla lobby del fossile".
Pagine correlate
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Conclusions on 2030 Climate and Energy Policy Framework
dal sito del Consiglio europeo