Milano, 28 novembre 2014 - 00:00

Valutazione di impatto ambientale, è caos normativo

In assenza del provvedimento attuativo previsto dal Dl 91/2014 ("Decreto Competitività"), molti impianti a fonti rinnovabili rischiano di venire sottoposti a VIA anche se di taglia inferiore alle soglie previste dall’allegato IV del Dlgs 152/2006.

Proviamo a ricostruire in breve che cosa è accaduto.

L’articolo 15 del decreto legge Competitività, convertito in legge 116/2014, ha stabilito che un futuro decreto ministeriale (da adottare entro il 19 novembre 2014, ma non ancora emanato) avrebbe dovuto ridefinire i criteri e le soglie attualmente vigenti per l'assoggettamento a screening o verifica di assoggettabilità alla VIA (allegato IV alla Parte II del Dlgs 152/2006). Questa disposizione rispondeva a una procedura di infrazione Ue che contestava il criterio dimensionale quale unico parametro di assoggettabilità o meno di un progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale.

Il medesimo articolo 15 ha inoltre previsto che — fino alla data di entrata in vigore del suddetto decreto ministeriale — la procedura di screening da parte degli enti competenti (Regioni o province delegate) debba essere effettuata caso per caso, sulla base dei criteri stabiliti nell'allegato V alla Parte II del Dlgs 152/2006.

Purtroppo, questo interregno legislativo ha messo in seria difficoltà le Regioni, che in alcuni casi hanno interpretato la norma in maniera assai restrittiva, richiedendo di fatto la VIA a impianti che – essendo sotto le soglie dell’allegato IV al Dlgs 152/2006 -  ne erano normalmente esclusi.

Emblematico, in questo senso, il caso della Regione Sardegna, che con un avviso da parte dell’Assessorato della difesa dell'ambiente del 17 novembre 2014 (vedi riferimenti) ha comunicato che – data l’attuale inapplicabilità della disciplina previgente – la procedura di screening va sempre attivata, ad esempio anche per gli impianti mini eolici di potenza inferiore a 60 kW.

Pur confidando nel fatto che non tutte le Regioni reagiranno in senso così restrittivo all’attuale vuoto normativo, arrivando al possibile paradosso di richiedere la VIA a impianti fotovoltaici da 3 kW, ci sembra comunque opportuno segnalare per l’ennesima volta il cronico ritardo nell’emanazione dei provvedimenti attuativi da parte dei Ministeri competenti. Una brutta prassi, che sembra colpire con particolare accanimento il comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, da  anni ormai interessato da un processo di progressiva stratificazione normativa in cui gli operatori faticano a districarsi.