Eolico, ANEV attacca il Governo. Un intero settore in crisi

“Si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012, ai 34.000 nel 2013, ai 30.000 del 2014 e ai 26.000 nel 2015” si legge nel comunicato dell'ANEV. “Tale declino è ingiustificabile se riferito ad un settore che invece al 2020 dovrebbe impiegare oltre 40.000 addetti per arrivare ai 67.000 occupati che si avrebbero se si raggiungesse l’obiettivo di riduzione delle emissioni e di incremento delle FER assunto dall’Italia al 2020. Settore che  ha inoltre tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, in termini di sviluppo e crescita economica, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro”.

Il ritardo del Ministero dello Sviluppo economico nell’adozione del DM Rinnovabili non fotovoltaiche è di oltre un anno come già denunciato da ANEV, vista la scadenza a fine dicembre 2014 per emanarlo. “È passato un anno e ancora il settore eolico è in attesa del provvedimento, che riguarda lo sviluppo di impianti per gli anni 2015 e 2016" scrive ANEV. "Come evidente se anche uscisse subito, ben oltre la metà della sua efficacia non potrebbe svolgersi in quanto già passato il periodo di applicazione. Un tale atteggiamento da parte delle istituzioni è scandaloso e sintomatico del totale disinteresse per temi di notevole urgenza, come l’ambiente e i cambiamenti climatici, che rende vana ogni parola spesa in occasione della COP21 di Parigi, dove l’Italia ha preso degli impegni per la riduzione delle emissioni climalteranti al cospetto del consesso mondiale".  

Secondo l’associazione le contraddizioni di questo Governo sono inoltre evidenti laddove, dopo gli impegni di Parigi, blocca le rinnovabili per favorire le tecnologie inquinanti. Infatti nella bozza nel DM Rinnovabili non fotovoltaiche si fa un regalo agli inceneritori con una tariffa incentivante molto significativa, mentre vengono penalizzate le tecnologie come l’eolico che subiscono tagli eccessivi.  

ANEV denuncia la politica poco lungimirante del Governo e chiede un cambio di passo. L’emanazione del DM Rinnovabili non fotovoltaiche è necessaria, affinché il Governo non si renda responsabile di una politica strabica che da un lato a Parigi si fa bella chiedendo l’assunzione di impegni di riduzione delle emissioni ancora più significativi di quelli attuali, ma dall’altro non emana i provvedimenti necessari a raggiungere gli obiettivi minimi già vigenti.