Nel 2050 la metà dei cittadini europei potrebbe produrre energia da FER
La produzione individuale o collettiva da fonti rinnovabili potrebbe raggiungere livelli considerevoli se accompagnata da politiche di sostegno all'autoconsumo e all'autoproduzione.
Lo afferma lo studio The Potential for Energy Citizens in the European Union, condotto dall'Istituto di ricerca CE Delft e commissionato da Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu.
Lo studio stima il numero di energy citizen che potrebbe avere l'Europa da qui al 2050, assumendo che nel frattempo gli Stati membri abbiano adottato un sistema legislativo che sostenga e incoraggi la produzione da fonte rinnovabile e l’autoconsumo.
Ebbene, nel 2050 metà dei cittadini europei (circa 264 milioni) potrebbero diventare energy citizen e cioè individui, famiglie, enti pubblici e piccole imprese (con meno di 50 impiegati) che autoproducono energia da fonti rinnovaibli o gestiscono in maniera flessibile la propria domanda di energia. Con 611 TWh prodotti nel 2030, per arrivare a 1557 TWh nel 2050.

Potential for increase in the number of citizen producing electricity in the EU 28 (Grafico costruito sulla base di elaborazioni condotte da CE Delft su dati contenuti nel rapporto)
Il contributo maggiore in termini di produzione di energia da FER potrebbe venire dalle piccole e medie imprese con un 39% dell'energia prodotta, seguite dalle cooperative con un 37%, dai cittadini con un 23% e dagli enti pubblici con appena l'1%.
Considerevoli anche i numeri delle stime fatte per il nostro Paese: secondo lo studio, con politiche energetiche adeguate, 26 milioni di persone potrebbero diventare energy citizen entro il 2050: quasi 2 italiani su 5.
A differenza dell'Europa, nel caso italiano il maggiore potenziale potrebbe venire dagli impianti domestici e dalle cooperative con un 37% di energia prodotta (rispettivamente 45,5 TWh e 44,7 TWh), seguito dal 25% degli impianti di piccole e medie imprese che potrebbero produrre 30,2 TWh. L’1% potrebbe venire invece dagli enti locali, con 1,1 TWh.

La legislazione europea ha già indivuato introdotto un concetto simile nel quadro dell’Energy Union, la strategia europea per l'energia e il clima al 2030, dando vita alla figura del "prosumer", e cioè i cittadini che, in maniera individuale o collettiva, sono contemporaneamente produttori e consumatori di energia (per maggiori informazioni vedi i Riferimenti in basso).
Tuttavia, nessuno finora aveva cercato di quantificare l'impatto che questo nuovo "attore" potrebbe avere nel mercato dell'energia nei prossimi decenni, come produttore ma anche e soprattutto come fornitore di servizi di bilanciamento alla rete gestendo in maniera flessibile la propria domanda di energia.
Lo studio di CE Delft dimostra che l'impatto potrebbe essere considerevole e vantaggioso sotto molti aspetti. L'importante è che il legislatore preveda gli strumenti necessari per agevolare questo processo. E la revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili e, più in generale, la revisione del sistema energetico europeo previsto dall'Energy Union possono rappresentare un buon punto di partenza.
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