Fotovoltaico: 400 aziende europee chiedono la fine dei dazi anti-dumping

Con una lettera inviata ieri, 12 ottobre 2016, al commissario europeo del commercio Cecilia Malmstrom, 403 aziende europee chiedono di porre immediata fine alle misure commerciali in vigore dal 2012 sull'importazione di prodotti e componenti fotovoltaici made in China.

Secondo i firmatari della lettera le misure imposte dalla Ue, che prevedono dazi anti-dumping, misure anti-sovvenzione e anche un prezzo minimo per l’importazione, stanno avendo un notevole impatto negativo sull’intera filiera fotovoltaica europea.

"Nonostante il boom mondiale nel settore dell'energia solare – si legge nella lettera — l'Europa attualmente detiene una percentuale piccola e decrescente del mercato annuale dell’installato". E con i prezzi dei moduli mantenuti ad un livello artificialmente alto, le imprese europee stanno soffrendo di un doppio svantaggio, dovuto da un lato ai prezzi più alti e dall’altro all’impatto negativo che questi prezzi hanno sulla domanda. Secondo i firmatari della lettera, le misure commerciali introdotte dalla Ue comportano mediamente un aggravio di 100mila euro sugli impianti da 10 MW e attorno ai 1.000 euro sulle installazioni domestiche.

Sebastian Berry, consigliere di amministrazione di SolarPower Europe, riassume così gli umori del settore fotovoltaico europeo: "Le misure commerciali Ue sono in vigore da molto tempo e hanno avuto come unico effetto il declino del filiera europea del fotovoltaico. Abbiamo bisogno che la Commissione elimini queste misure, per consentire al settore di crescere nuovamente in maniera sostenibile. Se l'Europa è seriamente intenzionata a mantenere la leadership nelle rinnovabili, allora all’industria solare deve essere permesso di crescere di nuovo e la Commissione europea può sostenere questa crescita con un semplice gesto : rimuovere le restrizioni commerciali".