Microcogeneratore a biomassa non è assimilabile a centrale termoelettrica
Senza una concreta indagine sulle emissioni, non è possibile qualificare come "industria insalubre" un piccolo impianto di cogenerazione alimentato a biomasse.
Con Sentenza n. 27 del 7 gennaio 2017, il Tar Marche ha accolto il ricorso del titolare di un impresa agricola che aveva presentato istanza per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale per un progetto relativo alla realizzazione di un impianto di cogenerazione da 50 kW elettrici, alimentato a biomasse.
Tra le prescrizioni contenute nel provvedimento — in cui si esprimeva un giudizio positivo di compatibilità ambientale — la Provincia compente richiedeva al titolare di effettuare una comunicazione al Sindaco del Comune in cui si sarebbe realizzato l’impianto. Questa prescrizione della Provincia si basava su una nota dell’Azienda sanitaria regionale che, assimilando l’impianto di cogenerazione a una centrale termoelettrica (ex Dm 5 settembre 1994), lo faceva ricadere tra le industrie insalubri.
Secondo i giudici del Tar tale assimilazione non è condivisibile, in quanto "apodittica e priva di qualsiasi indagine concreta sulle emissioni e sul rischio per la salubrità" dell’impianto in questione. E che, inoltre, non ha tenuto conto della “differenza sostanziale sussistente tra i nuovi impianti di produzione di energia elettrica a biomasse (non considerati in sede di emanazione del Dm 5 settembre 1994, in quanto non particolarmente diffusi all'epoca) e le centrali termoelettriche, sotto il profilo dell'emissione di 'vapori, gas o altre esalazioni insalubri' e, quindi, in definitiva, del possibile impatto sulle salute degli abitanti le zone circostanti".
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in Nextville (Osservatorio di normativa energetica)