Milano, 18 luglio 2018 - 00:00

Energy manager in Italia, pubblicato il rapporto FIRE

Il numero degli energy manager continua a crescere, nonostante il tasso di inadempienza sia ancora molto elevato, in specie nella Pubblica Amministrazione. Presenti anche dati su indagini compiute da FIRE e riguardandi gli incentivi per l'efficienza.

Realizzato da FIRE nell’ambito della Convenzione del 18 dicembre 2014 con il Ministero dello sviluppo economico "per la promozione e la formazione della figura del tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia" nominato ai sensi dell’articolo 19 della 10/1991, il "Rapporto sugli energy manager 2018" presenta la situazione degli EM operanti in Italia.

ll numero delle nomine pervenute alla FIRE nel corso degli anni continua ad aumentare: sono 2.315 gli energy manager nominati al 2017, con un trend di crescita che si aggira intorno al 6% in 4 anni per i soggetti obbligati e all’11% in 15 anni, includendo anche le nomine di soggetti non obbligati.

Rispetto alle nomine totali, 1.564 sono relative ad energy manager primari nominati da soggetti obbligati e 751 da soggetti non obbligati. Una leggera crescita rispetto all'anno precedente (2.239), che non risolve comunque il problema dell'inadempienza. Anche quest'anno il rapporto registra un tasso elevato di inosservanza dell'obbligo, con capofila la Pubblica Amministrazione.

Tuttavia, riguardo a quest'ultima, una piccola buona notizia c'è: il numero di energy manager nominati nella PA nel 2017 sono aumentati rispetto all'anno precedente: 132 contro i 121 nominati del 2016. Un aumento dovuto anche al contributo di circa 40 piccoli Comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria, nonostante consumi che non superano la soglia d’obbligo dei 1.000 tep.

Interessanti anche i dati emersi dall'indagine condotta da FIRE presso gli Energy manager e riguardante gli incentivi dedicati agli interventi di efficienza energetica.

"Alcuni aspetti di rilievo emersi  — si legge nel comunicato stampa — riguardano il Conto termico 2.0 e gli strumenti previsti dal Piano Industria 4.0 che riscuotono favore tra la maggioranza degli operatori. Il meccanismo dei Certificati Bianchi sta attraversando una fase decisamente critica, ma gli intervistati mostrano una certa  fiducia nelle correzioni adottate dal MiSE con il recente Dm 10 maggio 2018".