Milano, 28 agosto 2018 - 00:00

UK, l'ondata di calore ha danneggiato la produzione eolica

L'alta pressione che ha caratterizzato l'estate 2018 nel Regno Unito ha fortemente ridotto l'apporto dell'eolico, facendo così aumentare le emissioni di anidride carbonica del settore energetico.

Le (anomale) condizioni metereologiche hanno fatto sì che nel corso di quest'estate il contributo dell'eolico sia sceso al 10,4% (nell'estate 2017 la percentuale era del 12,9%), nonostante la potenza installata sia superiore di oltre il 10% rispetto alla scorso anno.

Non ci sono stati particolari problemi di approvvigionamento, grazie anche alla produzione record di energia fotovoltaica e alla fornitura base apportata dal nucleare; è stato però necessario potenziare la produzione delle centrali a gas per poter soddisfare interamente la domanda. Questo ha portato, negli ultimi 3 mesi, ad un aumento medio dell'8% dell'intensità di carbonio (Co2/kWh) del settore energetico.

Analisti ed esperti, in ogni caso, rassicurano gli investitori: da un'analisi comparata relativa alla ventosità media mensile degli ultimi 17 anni non sembrerebbe emergere alcun trend strutturale relativo ad una modificazione degli indici di ventosità. E nonostante il passo falso di questa calda estate, le stime dicono che il 2018 – a conti fatti — verrà quasi certamente ricordato come il "più verde" di sempreper la Gran Bretagna. Basti solo ricordare che nell'aprile di quest’anno (per la prima volta in 136 anni), per ben 76 ore consecutive tutte le centrali a carbone del Regno Unito sono rimaste spente.

Nessun allarme, quindi. Semmai, come sottolineato anche da Duncan Burt, direttore delle operazioni di National Grid, "è una dimostrazione del perché sia importante per noi avere un mix energetico diversificato, che possa garantirci la possibilità di gestire correttamente domanda e offerta".

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