'Governo recepisca norma Ue su autoconsumo e comunità energetiche'
Milano, 11 febbraio 2019 - 00:00

'Governo recepisca norma Ue su autoconsumo e comunità energetiche'

In Italia oggi manca completamente un quadro normativo che consenta di dare un significato economico a comunità di energia rinnovabile e in generale a forme di produzione e consumo collettivo di energia.

Per questo le associazioni Anev, Greenpeace, ITALIA SOLARE, Legambiente, Kyoto Club e WWF, hanno inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio per chiedere l’immediato recepimento delle norme in materia di autoconsumo e comunità energetiche previste dalla direttiva 2001/2018/Ue sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare degli articoli 21 e 22.

"Il quadro normativo italiano sull’autoconsumo — si legge nella lettera — è costituito da disposizioni frammentarie e disorganiche incapaci quindi di dare segnali di lungo periodo agli investitori". Senza contare che le installazioni di impianti FER in Italia sono sostanzialmente ferme da diversi anni; una situazione ulteriormente aggravata dal ritardo nell'emanazione del nuovo decreto di incentivazione delle FER elettriche.

Raggiungere gli obiettivi contenuti nella proposta di Piano Energia Clima al 2030, sottolineano le associazioni, sarà impossibile senza un quadro normativo organico per la generazione distribuita. Il mercato elettrico italiano, infatti, è attualmente strutturato nell'ottica della produzione centralizzata di energia, limitando così tutte le possibili applicazioni tecnologiche e digitali per le smart grid, la condivisione di energia e l’interfaccia diretta fra produttore e consumatore.

Nella lettera, infine, le associazioni ricordano che "gli attuali strumenti di supporto contro la povertà energetica sono complessi e inefficaci, mentre le comunità di energia rinnovabile potrebbero costituire uno strumento di solidarietà e supporto molto effettivo per le situazioni di disagio sociale, sia in termini di garanzia della fornitura energetica sia in termini di opportunità occupazionali nei territori."

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