Efficienza edifici, nuova revisione della direttiva EPBD

Se l'Unione europea vuole raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti del 55% al 2030, occorre ridurre del 60% quelle prodotte dagli edifici. Questo è uno degli assunti da cui prende avvio la strategia "Renovation wave" (Ondata di ristrutturazioni), presentata dalla Commissione l’anno scorso.

Per arrivare a questo obiettivo, occorre raddoppiare il tasso annuo di riqualificazione energetica del parco edilizio europeo. E, secondo la Commissione, per fare ciò occorre una nuova revisione della direttiva 2010/31/Ue (più nota come direttiva EPBD), assicurando l’adozione di misure per promuovere in maniera decisa la decarbonizzazione dell’edilizia.

Tra le opzioni prese in considerazione dalla Commissione, l’introduzione graduale di standard minimi obbligatori di prestazione energetica per i diversi tipi di edifici (pubblici e privati, non residenziali e residenziali), l’aggiornamento del quadro normativo relativo agli attestati di prestazione energetica, l'introduzione di passaporti per la ristrutturazione degli edifici e di standard di "ristrutturazione profonda”.

Sono previste anche misure per la promozione della mobilità sostenibile, dell’efficienza delle risorse e dei principi di economia circolare, della digitalizzazione, della resilienza climatica e degli standard sanitari e ambientali.

La roadmap di questo intervento legislativo è stata messa in consultazione il 22 febbraio scorso, per consentire a cittadini e parti interessate di dare una prima valutazione sulle ragioni che hanno portato il legislatore a prevedere la revisione della direttiva EPBD e sul percorso che intende seguire per attuarla.

La consultazione si chiude il 22 marzo 2020 e si può partecipare inviando le proprie osservazioni via web (vedi i Riferimenti qui in basso).