FIPER: no metanizzazione forzata aree montane, meglio la biomassa
Milano, 17 maggio 2021 - 14:06

FIPER: no metanizzazione forzata aree montane, meglio la biomassa

Nei giorni scorsi FIPER ha inviato una segnalazione ad ARERA, per evidenziare il rischio di metanizzazione delle aree montane previsto in alcuni piani regionali, a scapito dello sviluppo del teleriscaldamento a biomassa.

La Federazione di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, in rappresentanza delle imprese che operano nella filiera biomassa-energia, pone all'attenzione dell'Autorità alcune recenti proposte per la metanizzazione di Comuni montani ubicati in fascia climatica F, in particolare nelle province autonome di Trento e Bolzano e nell'Alta Valtellina.

Secondo l'associazione, gli obiettivi di decarbonizzazione impongono di abbandonare le misure di sostegno agli interventi di metanizzazione in tutti quei contesti in cui sono disponibili soluzioni alternative a basso impatto ambientale e in grado di creare reddito e occupazione sul territorio, quali le reti di teleriscaldamento a biomassa legnosa vergine.

A sostegno di questo approccio, viene citata anche la proposta della Commissione europea — nell'ambito del processo di revisione della direttiva Ue sull'efficienza energetica — di definire "teleriscaldamento efficiente" quello alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili (attualmente la soglia è al 50%).

Ed anche la recente giurisprudenza sembra confermare la bontà dell'approccio di FIPER: con sentenza n. 780 del 30 gennaio 2020, il Consiglio di Stato ha convenuto che "l'obiettivo della metanizzazione non può essere raggiunto ad ogni costo, scaricando sulla collettività spese del tutto inefficienti; e che, quindi, è opportuno che per le zone del Paese dove le reti potrebbero essere realizzate solo a costi spropositati, si valutino soluzioni alternative ugualmente efficaci ma meno costose".

FIPER quindi ha presentato la proposta di avviare reti di teleriscaldamento a biomassa in 458 Comuni attualmente non metanizzati e situati in fascia climatica E-F: dotate di una potenza complessiva compresa tra 1-1,5 GW termici, queste reti contribuirebbero a conseguire un risparmio di 0,43 Mt di CO2 e di 0,16 Mtep nei prossimi 5 anni, con un impatto economico stimato compreso tra i 450 e i 680 milioni di euro/anno.

Il PNRR potrebbe rappresentare un'occasione unica per realizzare queste iniziative, come confermato anche dallo stesso presidente della FIPER Walter Righini: "Realizzare nuove reti di teleriscaldamento a biomassa risponde pienamente all'obbiettivo 2 previsto dal PNRR di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, visto che si tratta di un intervento strutturale di primario interesse generale, per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane. A titolo di esempio, se un amministratore pubblico o una società privata decidesse di avviare una rete di teleriscaldamento a biomassa di 10 MWt, significherebbe produrre un impatto monetario lunga la filiera mediamente pari a 4,6 milioni di euro/annuo".