Milano, 7 febbraio 2023 - 12:01

Rapporto su Capitale naturale: fermare entro 2023 perdita biodiversità

L'obiettivo di bloccare la perdita di biodiversità al 2030 deve essere centrale nell'azione politica secondo quanto evidenziato nel quinto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia diffuso il 3 febbraio 2023.

Il Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia è redatto dal Comitato per il capitale naturale ai sensi di quanto previsto dall'articolo 67 della legge 28 dicembre 2015, n. 221 (Legge Green economy) e la quinta edizione è la prima ad essere approvata dopo che la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1 ha modificato l'articolo 9 della Costituzione inserendovi la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Nel documento si sottolinea, in linea con la Strategia Ue per la biodiversità (comunicazione Commissione Ue 20 maggio 2020), la necessità di ampliare, entro il 2030, la rete delle aree protette che dovrà integrare corridoi ecologici che migliorino la permeabilità del paesaggio e aumentino la resilienza ai cambiamenti climatici, al fine di conseguire l'obiettivo di proteggere entro il 2030 almeno il 30% delle aree terrestri e marine. Vanno inoltre sottoposti a protezione rigorosa gli ecosistemi ricchi di carbonio come foreste primarie e vetuste, torbiere, pascoli, zone umide e praterie marine.

Il Rapporto mette anche in guardia sulla agricoltura intensiva, l'abbandono delle colture e delle pratiche tradizionali ed altri fattori tra cui la crisi climatica, che rappresentano le cause principali del declino della biodiversità, con il risultato più generale di un forte degrado degli habitat e dei relativi servizi ecosistemici. Attenzione puntata inoltre sul finanziamento della biodiversità, con forme nuove di finanziamento che attraggano capitali privati — con la normativa Ue in prima linea, tra cui il regolamento sugli investimenti sostenibili 2020/852/Ue (cd. tassonomia) – sia aumentando la spesa pubblica; infatti, sottolinea il Rapporto, la spesa dello Stato per l'ambiente rimane esigua e vale lo 0,77% della spesa pubblica primaria complessiva.

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