Pnrr e RepowerEu: spariscono 16 miliardi euro destinati a energia e ambiente
Milano, 3 agosto 2023 - 15:29

Pnrr e RepowerEu: spariscono 16 miliardi euro destinati a energia e ambiente

Temperatura in crescita, piogge monsoniche e un governo che taglia 16 miliardi di progetti green dal Pnrr. È il grande definanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, guarda caso sulla parte dedicata alla sostenibilità ed esattamente nel momento in cui parte una massiccia campagna mediatica negazionista sugli effetti dei cambiamenti climatici che interessano l'Italia e sono sotto agli occhi di tutti.

La decisione di eliminare dal Pnrr 16 miliardi di euro destinati anche a progetti per ambiente, energie rinnovabili e transizione ecologica è preoccupante, soprattutto in un momento in cui stiamo assistendo concretamente agli effetti del cambiamento climatico. Il governo ha apposto a ben 9 misure la triste targhetta “da eliminare”, fra cui: lotta al dissesto idrogeologico, utilizzo dell'idrogeno nei settori industriali altamente energivori, promozione impianti innovativi (compresi gli impianti eolici offshore).

È complicata la storia di questo Pnrr a cui si aggiungono la vicenda del capitolo RepowerEu. Il governo in queste settimane sta portando avanti lo spostamento di alcuni interventi dedicati all'energia sul capitolo del RepowerEu in accordo con la Commissione che ha già approvato in via preliminare la terza rata di finanziamenti e dovrebbe approvare la quarta rata.

Questa rimodulazione del Pnrr ha coinvolto interventi come quello da 2,3 miliardi di euro per le reti elettriche e i gasdotti. Un tipo di investimento che non entusiasma nessuno dal momento che vengono finanziate le opere delle grandi società partecipate che gestiscono le reti energetiche del paese.

Anche il nuovo ecobonus, accolto con grande indifferenza dagli operatori del settore, avrà una portata inferiore rispetto a quello precedente in quanto è dotato di un fondo di soli 4 miliardi di euro, un po' misero se confrontato con i circa 14 miliardi di euro finanziari dal Pnrr originale per il Superbonus 110%. Inoltre, sarà limitato al 100% per i redditi più bassi (15 mila euro). Ovviamente questa è una fascia di reddito che non ha una capienza sufficiente per finanziare neanche una piccola parte di questo tipo di interventi.

Per l'efficienza energetica, sono previsti anche 3,6 miliardi di euro per gli immobili pubblici, una cifra quasi equivalente a quella stanziata per l'ecobonus.

Ci sono anche gli incentivi alle rinnovabili, con un fondo da 1,5 miliardi di euro per finanziare il credito di imposta mirato a promuovere l'autoconsumo. Il governo non ha speso molte parole riguardo questa misura e ancora non si capisce bene come verrà attuata. La cosa certa è che il popolo delle comunità energetiche aspetta ancora il ritorno del decreto scomparso nei pressi di Bruxelles.

Inoltre, ci saranno 400 milioni di euro per l'elettrificazione delle banchine portuali, 300 milioni di euro che incentivano la produzione dei biocarburanti, riconversione delle tradizionali raffinerie in bio-raffinerie o l'aumento della capacità di lavorazione delle bio-raffinerie esistenti, promuovendo l'uso di combustibili più sostenibili. Una decisione che, in realtà, sotto la scusa delle difficoltà industriali non dovute al passaggio all'elettrico, ma piuttosto alla manifesta incapacità delle politiche industriali, vuole confermare il primato delle fonti fossili.

Infine, il piano prevede un investimento di 140 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo dell'idrogeno. Un'inezia se pensiamo che per la R&S sull'idrogeno la Germania ha speso un miliardo di euro l'anno negli ultimi dieci anni a ha confermato l'impegno per i prossimi dieci.

Il piano include anche riforme "a costo zero" e semplificazioni per l'energia. Una di queste riguarda l'adozione di un Testo unico per semplificare e coordinare le disposizioni legislative e regolamentari riguardanti le autorizzazioni degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, al fine di agevolare i procedimenti amministrativi. Semplificazioni che non promettono bene se si considera la bozza dell'ultimo decreto aree idonee dove la zona di rispetto per l'eolico on shore è stata diminuita da sette a tre chilometri dai beni culturali. Un nulla di fatto vista la densità di beni culturali che abbiamo in Italia, anche in relazione al fatto che abbiamo un terzo della superficie rispetto alle altre nazioni europee industriali. Altre riforme prevedono l'introduzione di nuovi strumenti finanziari, come i contratti Ppa, per fornire maggiore stabilità ai ricavi degli investitori nelle energie rinnovabili e incentivare nuovi impianti. Ma è anche prevista una riforma per ridurre i costi di allacciamento alla rete gas per gli impianti di produzione di biometano da rifiuti organici urbani o scarti agricoli.

Si tratta di interventi poco incisivi e la mancanza di 16 miliardi di euro di investimenti suggerisce ciò che l'Italia sta preparando in termini di azioni riguardanti clima ed energia, come evidenziato anche dalla timida bozza del Pniec pubblicata all'inizio di luglio.

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