Oggi stanno emergendo le criticità dei materiali che potrebbero diventare a breve un vero e proprio collo di bottiglia per la transizione energetica.
Il rapporto annuale Word Energy Outlook (WEO) dell’Agenzia Internazionale (IEA), uscito di recente, fissa al 2030 una diminuzione dell'utilizzo delle fonti fossili dall'80%, percentuale a cui siamo inchiodati da decenni, al 73% al 2030. Tralasciamo il fatto che nel rapporto la IEA sembra ignorare tutta una serie di fattori come l'aumento della popolazione, l’incremento del PIL e l’accrescimento dei consumi energetici dovuti al miglioramento delle condizioni di vita, ne parleremo in altra sede, il fatto che nel WEO si metta, molto, in secondo piano, la questione dei materiali lascia sconcertati.
Eppure anche a un osservatore inesperto alcuni dati balzano all'occhio. Quelli dell'incremento della domanda dei vari materiali necessari allo sviluppo dell'elettrificazione per la transizione energetica. Il rame passa dai 6 milioni di tonnellate del 2022 ai 12 del 2030, il silicio da 0,8 a 2, le terre rare dalle 11mila tonnellate del 2022 alle 43mila del 2030 e il litio da 70mila tonnellate alle 410mila del 2030.
Una tensione sui mercati internazionali dei materiali che dovrebbe far tremare i polsi a chiunque voglia investire sulla transizione energetica. La IEA afferma che potrebbero esserci grandi problemi su questo fronte anche se dal 2015 sono stati fatti degli sforzi notevoli nell'approvvigionamento di tecnologie rinnovabili e quindi dei materiali.
Il costo di minerali critici nei veicoli elettrici e nei sistemi di batterie, per esempio, ha raggiunto il massimo storico all'inizio del 2021, quadruplicando nel giro di un anno e sebbene i prezzi siano scesi dai picchi del 2021, oggi sono rimasti ben al di sopra dei livelli del 2020. Una fiammata indicativa di ciò che potremmo aspettarci in futuro.
Un altro problema a dir poco enorme è che, come le catene di approvvigionamento delle tecnologie di energia pulita, anche le catene di approvvigionamento dei minerali critici sono altamente concentrate geograficamente. Tre paesi — la Repubblica Democratica del Congo per il cobalto, l'Australia per il litio e l'Indonesia per il nichel — forniscono più della metà della produzione globale di questi tre minerali chiave. Ma non basta. La concentrazione è ancora maggiore in termini di capacità di lavorazione: la Cina attualmente controlla il 90% della capacità di lavorazione del cobalto, il 60% di quella del litio e il 35% di quella del nichel. E alla luce di ciò appare chiaro il motivo dell’impegno massiccio da parte del gigante asiatico nel Continente africano. Chiaro, quindi, che con la transizione energetica si potrebbe passare dalla tensione geopolitica fossile a quella rinnovabile, legata ai materiali, con la Cina che secondo la IEA manterrà la posizione dominante per tutto il decennio e raccoglierà i frutti di oltre due decenni d’investimenti sui materiali critici. E anche l’avvio di nuove attività estrattive è problematico. Dalla fase dell’esplorazione a quella dello sfruttamento commerciale, infatti, passano circa 16 anni e inoltre i sistemi di riciclo dei materiali critici e innovativi, come le terre rare e il litio, devono ancora essere messi a punto e spesso subiscono i tempi e le metodologie degli altri materiali. Tradotto: vanno troppo lenti rispetto ai tempi della transizione energetica spinta dall’emergenza climatica.
Diversificare le forniture di minerali critici, secondo la IEA quindi, è una priorità assoluta per garantire un dispiegamento sicuro ed economicamente fattibile delle tecnologie di energia pulita. I passi essenziali includono l'accelerazione dell'esplorazione e dello sviluppo dei progetti minerari, l'ampliamento delle infrastrutture di trasporto e trasformazione e l'attuazione di politiche di mitigazione dei rischi lungo l'intera catena di valore. Il riciclo svolgerà un ruolo crescente nella fornitura di minerali critici, ma la maggior parte dell'impennata della domanda dei prossimi anni dovrà essere soddisfatta con materiali vergini, con tutte le conseguenze del caso se non saranno seguiti stringenti protocolli ambientali e sociali, dei quali non si vede alcuna traccia, visto che la quasi totalità degli attori s’affida al mercato. Un mercato che potrebbe diventare rapidamente un vero cappio al collo della transizione energetica rinnovabile.
*direttore di Nextville
Ci proponiamo, come Nextvile, insieme a Reteambiente, Rivista Rifiuti e Cts, di creare un punto di discussione sulla questione materia ed energia con un convegno a Ecomondo il 9 novembre alle ore 9:30 in sala Mimosa-Pad. B6, “Energie circolari 2.0: Materia ed energia per la decarbonizzazione. La sfida del PNIEC” nel quale faremo il punto sul nuovo PNIEC e sui suoi risvolti sull’intero ciclo energetico rinnovabile focalizzandosi sull’aspetto dell’uso della materia a servizio della decarbonizzazione, che è sempre più necessaria e impellente sia per il clima, sia per la competitività del sistema paese.
Convegno "Energie circolari 2.0: Materia ed energia per la decarbonizzazione. La sfida del PNIEC"
Target Audience: Imprese che producono biomateriali, consorzi del riciclo e produttori d'energia da fonti sostenibili
Programma
Accreditamento dei partecipanti e inizio dei lavori
Modera e introduce
Sergio Ferraris – Direttore rivista Nextville
Energia, materia e rifiuti: il punto
Paola Ficco, Direttore Rivista Rifiuti
Gli incentivi per il biometano da rifiuti
Paolo Arrigoni, Presidente GSE
Le prospettive del settore elettrico di fronte alla sfida della decarbonizzazione
Edoardo Antonio De Luca, Direttore Generale Elettricità Futura
Il contributo dell’agricoltura al percorso di decarbonizzazione
Christian Curlisi, Direttore Consorzio Italiano Biogas
Il ruolo dell'idrogeno nel processo di decarbonizzazione
Livio de Santoli, Prorettore alle politiche energetiche, Università di Roma La Sapienza
Tecnologie innovative nell'utilizzo energetico dei fanghi di depurazione
Annamaria Violante, Acquedotto Pugliese
La strategia di decarbonizzazione del settore cemento
Margherita Galli, Responsabile Ambiente e Sviluppo Sostenibile, Federbeton
Il ruolo dei bio-waste per la produzione energetica rinnovabili
Matteo Fischetti, comitato tecnico del Consorzio Italiano Compostatori (CIC)