Comunità in ritardo
Milano, 21 febbraio 2024 - 14:45

Comunità in ritardo

Il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) arriva con un colpevole ritardo ed è sintomo di una totale assenza, da parte di Italia e Europa, di politiche di sviluppo green. In arrivo la Guida normativa sulle Comunità energetiche di Nextville.

Il decreto sulle Cer è arrivato. Il ritardo nella sua pubblicazione, rispetto alle attese, è stato di 19 mesi, un periodo che ha avuto costi economici e sociali per l’Italia. Cer e autoconsumo, infatti, secondo Italia Solare arriveranno a installare 12 GW di rinnovabili al 2030. 2 GW l’anno. Quindi questo tempo perso ci è costato 3,1 GW di rinnovabili persi. E si tratta di un calcolo solamente statistico che non tiene conto del fatto che questo ritardo si è sovrapposto a una crisi energetica molto importante che ha spinto l’inflazione – quasi del tutto endogena a causa dei prezzi energetici impazziti – nell’ottobre 2022 all’11,8%, con un Pun dell’elettricità che nell’agosto 2022 ha toccato i 602 euro per MWh e con il gas che sempre nello stesso mese ha toccato, sulla piazza del Dutch TTF Gas i 239,9 euro per MWh. Se in quel periodo i cittadini e le imprese avessero avuto lo strumento delle Cer avremmo assistito a una corsa a mettersi in comune per produrre energie rinnovabili, e invece è accaduto il contrario. Secondo il report di Legambiente (che sarà presentato a Key -The Energy Transition Expo 2024) “Comunità energetiche rinnovabili: Il punto della situazione in Italia”, scontiamo a oggi la mancata costituzione di parecchie centinaia di Cer, mentre quelle diventate operative nel regime di transizione dal sistema degli incentivi del 2020 a quello del 2024 appena partito con la pubblicazione del Dm Ambiente 7 dicembre 2023, n. 414 sono poco più di un centinaio. Questo il danno dell’attesa. Se traduciamo la cifra, derivata dai calcoli d’Italia Solare, in euro e CO2, possiamo tranquillamente dire che quest’attesa, a causa delle mancate installazioni, ci è costata 17 milioni di euro e 25 mila tonnellate/anno di CO2 in più.

Affari solari

Su questi ultimi dati ci sarà di sicuro chi obietterà circa il fatto che, dopotutto, a non fare affari sono stati in definitiva i cinesi, che producono oggi nel 2024 l’80% dei pannelli solari mondiali (erano il 40% nel 2014), mentre l’Europa è passata dal 30% del 2010 al 3% di oggi. In fatto di clima, si potrebbe sostenere che la percentuale italiana di riduzione delle emissioni dovuta a queste installazioni sarebbe stata risibile, visto che, come nazione, siamo responsabili dell’1% della CO2 emessa. E allora riportiamo la riflessione nei partii confini. A molti sfugge, infatti, che siamo una delle poche nazioni europee ad aver “rianimato” la produzione di impianti fotovoltaici in questa zona del Globo. La 3Sun gigafactory di Enel di Catania, infatti, dovrebbe portare la propria capacità produttiva da 0,2 GW/anno a 3 GW/anno entro la fine del 2024, grazie a un investimento di 600 milioni di euro. In questo modo, la produzione minima di partenza coprirebbe tranquillamente le esigenze delle Cer non create per il ritardo del decreto identificate da Legambiente e potrebbe coprire anche le esigenze della fase successiva. Certo, la Cina è accusata di fare dumping sul fotovoltaico, mentre negli Stati Uniti le imprese hanno a disposizione per le produzioni green l’Inflaction Reduction Act che stanzia in dieci anni, dal 2022, qualcosa come: 372 miliardi di dollari nell'energia, 183 miliardi di dollari nell'industria manifatturiera, 48 miliardi di dollari nella riqualificazione degli edifici e nell'efficienza energetica, 436 miliardi di dollari nei trasporti, 26 miliardi di dollari nella giustizia ambientale, nell'uso del territorio, nella riduzione dell'inquinamento atmosferico e/o nella resilienza, e 21 miliardi di dollari nell'agricoltura. Totale: 1.086 miliardi di dollari.

Barriera normativa

Oltre alla questione legata alla politica industriale, ci sono altri due problemi. Il primo è il nodo normativo che può essere in molti casi una barriera. Pensate come possono agire i singoli condominii, i gruppi di cittadini, le Pmi di piccole dimensioni che vogliano riunirsi in una Cer ma che non dispongono degli strumenti per districarsi, è il caso di dirlo, nel sovrapporsi delle normative nazionali, di quelle regionali, con le regole del Gse e le indicazioni di Arera. Si tratta di soggetti spesso a digiuno di qualsiasi formazione energetica che potrebbero o commettere errori, o peggio essere preda di incompetenti che porterebbero la malcapitata Cer al fallimento. Un’eventualità che non ci si può permettere, perché darebbe fiato a chi oggi è nemico della transizione energetica e della decarbonizzazione. Basteranno pochi casi di fallimento delle Cer per far mettere sotto attacco dai media e dai social, come accade ora per l’auto elettrica e il clima, tutta l’iniziativa delle Cer, seminando dubbi su tutto il fenomeno. Consci di questo rischio e per facilitare tutto il processo delle Cer, come Nextville, pubblicheremo in occasione di Key -The Energy Transition Expo 2024 la “Guida Comunità energetiche — le regole, le norme”, sezione Guide e Focus. Link per approfondire.

Europa assente

La seconda questione è quella del ruolo dell’Unione europea. Una misura come la defiscalizzazione totale dei prodotti europei a basse o zero emissioni, che abbatterebbe i prezzi del 25-30%, non è stata nemmeno presa in considerazione a causa dell’opposizione ideologica agli “aiuti di Stato” in nome di un libero mercato e di una globalizzazione che esiste solo nella testa dei decisori di Bruxelles, i quali hanno pensato bene di vietare la partecipazione alle Cer nostrane alle imprese che vadano oltre le Pmi. Barriera che il nostro Governo si è ben guardato dal contestare, come invece fa per la Direttiva Bolkestein, nella segreta speranza di limitare il fenomeno delle Cer. E infatti i numeri previsionali diffusi dal Mase sulle Cer, analizzati a fondo, dicono che questo fenomeno rimarrà residuale rispetto allo scenario energetico italiano. 175 milioni di euro all’anno, per un totale di 3,5 miliardi di euro in 20 anni d’incentivi, anche se spalmati su 210 mila iniziative con due milioni di persone aderenti, significa “influire” con la decarbonizzazione di comunità su un mercato dell’elettricità che vale 66,5 miliardi di euro l’anno. In pratica si tratta di cifre che non “disturbano” lo scenario futuro che il Governo vorrebbe fosse dominato per i prossimi 20/30 anni dal modello centralizzato e dal gas fossile. Speriamo d’essere smentiti, magari dal basso.

* direttore di Nextville

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  • Dm Ambiente 7 dicembre 2023, n. 414

    Approvazione delle disposizioni recanti gli incentivi per le Comunità energetiche rinnovabili e l'autoconsumo diffuso e la realizzazione degli impianti - Missione 2, Componente 2, Investimento 1.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) - Attuazione del Dlgs 199/2021

  • Dlgs 8 novembre 2021, n. 199

    Attuazione della direttiva 2018/2001/Ue sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili